di Mariagrazia Mattei, Fondatrice e Presidente MEET Digital Culture Center
(da LuBeC 2020)
A fine Ottobre 2020 MEET, il nuovo centro internazionale per l’arte e la cultura digitale, ha aperto le sue porte a Milano. Questo progetto prende il via sette anni fa da una felice intuizione tra Fondazione Cariplo, da sempre molto attenta allo sviluppo e al sostegno alla cultura e al benessere delle persone e MEET THE MEDIA GURU, un programma che da oltre 15 anni riscuote molto successo in Italia e che ha portato in scena oltre 150 personaggi internazionali per un confronto continuo sui cambiamenti in atto nella nostra società derivati dall’impatto delle nuove tecnologie digitali.
L’orizzonte che già allora si intravedeva era quello di una società in transizione e in bilico tra una dimensione culturale analogica e digitale. Per tantissime ragioni che non stiamo qui ad elencare, il nostro Paese era molto in ritardo nella digitalizzazione ed era urgente invece secondo noi, non solo diffondere una conoscenza tecnologica dei nuovi strumenti, ma sottolineare l’aspetto culturale del fenomeno.
Il processo di digitalizzazione di tutta la società è ormai un dato di fatto. Ma non è così scontato rendersi conto che oltre ad un digital divide tecnologico, comunque ancora irrisolto, dobbiamo fare i conti con un digital divide che è soprattutto culturale.
Le potenzialità espressive e di diffusione del digitale sono da tempo note ad artisti e industrie pioniere che disegnano ambienti reali e digitali profondamente integrati nelle funzioni e nei significati. Durante il 2020 le restrizioni imposte dalla convivenza col Covid-19 hanno accelerato la familiarizzazione di tutta la società con il mondo digitale. Oltre alle potenzialità sono emerse anche le tante disuguaglianze all’accesso dovute alla carenza di infrastrutture e dispositivi. Ma forse non è ancora del tutto chiaro che la più profonda diseguaglianza all’accesso e all’utilizzo attivo e consapevole dell’ambiente digitale è dato dalla carenza di cultura digitale cioè di comprensione organica del grande cambiamento in corso che attiene tutta la contemporaneità, completamente trasformata dalla rivoluzione delle nuove tecnologie .
Per affrontare il cambiamento e trovare soluzioni in linea con le mutate necessità della nostra società, occorre dunque capire che il digitale, prima ancora che una tecnologia, rappresenta un cambiamento di paradigma culturale e come tale va affrontato.
Dobbiamo innanzitutto intenderci su cos’è digitale: internet, social media, web.. Sono tutte piattaforme che dominano la scena attuale e che ci hanno permesso ad esempio, di uscire dall’isolamento Covid, di connetterci e di continuare a “parlare”. Ma digitale significa anche Intelligenza artificiale, robotica, Iot, Virtual Reality, un mondo di immagini e suoni , dati generati da algoritmi capaci di tracciare nuovi scenari nella relazione uomo-macchina, nella comunicazione, nella produzione e diffusione di contenuti. In poche parole si tratta di un sistema complesso di tecnologie certo, ma anche di simboli e di comportamenti che richiede per essere compreso, non solo competenze scientifiche ma anche una conoscenza e una consapevolezza culturale specifica.
Per vivere nell’era digitale, dobbiamo saper orchestrare tutti gli strumenti a disposizione, guardando sempre al loro continuo sviluppo. Per essere innovativi ed efficaci non ci dobbiamo limitare ad un’unica tecnologia o piattaforma. Il mondo digitale è complesso, articolato.. anche storicamente.
Per quanto riguarda il mondo dei Beni Culturali che ha il compito di diffondere la cultura, di valorizzarla e di trasmette bellezza e pensiero critico anche attraverso il digitale, c’è bisogno di formare operatori soprattutto sull’acquisizione di soft skills attraverso una metodologia di apprendimento sempre più transdisciplinare e soprattutto umanistica.
Culturalmente è in atto un’ibridazione tra la sfera fisica e quella virtuale. E’ la nuova tendenza ed è irreversibile. L’esperienza maturata in questi mesi ci dice che difficilmente saranno abbandonate modalità di comunicazione, di ricerca, di produzione che transitino attraverso la rete , in uno scambio continuo con la realtà fisica.
Un aspetto centrale nell’affrontare questa nuova dimensione, è saper creare empatia, progettando contenuti anche personalizzabili e rendendo facile ma emotivamente interessante la partecipazione in rete. Si possono attivare una pluralità di servizi on line prima, durante e dopo la visita di un museo, esplorando tante modalità per diversificare l’accesso ai contenuti. La possibilità di creare interazione diretta, esperenziale, rappresenta un percorso di umanizzazione della relazione attraverso il digitale fondamentale per creare cultura.
Occorre quindi progettare diversamente, creare contenuti specifici destinati alla fruizione digitale, che non siano cioè solo una trasposizione in rete dei propri contenuti per quanto digitalizzati.
Qualcuno ha detto che siamo nella fase Lumiere del digitale. Il vero cinema deve ancora nascere..
Senza dimenticare l’alfabetizzazione tecnologica, occorre sviluppare la consapevolezza di questi nuovi processi di cambiamento culturale e sociale perché le opportunità che si possono generare per la diffusione della cultura e il coinvolgimento attivo del pubblico, sono enormi.
Lo scenario tecnologico è in continua evoluzione e si tratta di affrontare questo nuova era , con curiosità e apertura mentale.