di Fabrizio Vallelonga – Ufficio Promozione e Comunicazione
La Direzione regionale musei della Toscana-MiC (già Polo museale della Toscana, istituito nel 2014), gestisce, tutela e valorizza quarantasei luoghi della cultura di proprietà statale, alcuni dei quali inseriti nella lista Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco. La Direzione coordina una vasta realtà geografica che interessa gran parte della Regione Toscana e un patrimonio molto articolato che comprende musei e aree archeologiche, musei d’arte, case-museo, ville e giardini storici , conventi, chiese, eremi, cenacoli e chiostri. Una rete vasta, diffusa e capillare, non solo dal punto di vista geografico ma anche per la profondità e densità del patrimonio, espressivo delle principali civiltà e dominazioni, correnti artistiche e culturali, che si sono sedimentate per secoli nella storia della Regione.
L’utilizzo dell’Art bonus da parte della Direzione è cresciuto insieme alla progressiva diffusione della conoscenza di questo strumento di mecenatismo culturale, anch’esso nato nel 2014. Il ricorso all’Art bonus è stato legato alla strutturazione dell’Istituto, soprattutto a partire dal 2018 con la costituzione dell’Ufficio Promozione e Comunicazione, e al progressivo radicamento delle istituzioni museali, grazie alla graduale assegnazione dei luoghi della cultura a diversi direttori/referenti che ne hanno reso più incisiva la presenza sul territorio intessendo una rete di rapporti con i potenziali mecenati.
I mecenati
Tra i mecenati, le Fondazioni bancarie risultano essere i principali sostenitori dei progetti Art bonus della Direzione regionale. Le formule scelte per il finanziamento sono due: bandi istituzionali promossi dalle stesse fondazioni, che spesso chiedono al momento della presentazione dei progetti di dichiarare se si è tra gli enti beneficiari di Art bonus, e donazioni ad hoc in seguito alla proposta di uno specifico progetto.
Anche un nutrito numero di soggetti privati ha però contributo ai progetti Art bonus e questo rappresenta forse il segnale più importante del radicamento nella comunità. Nella città di Arezzo in particolare, dove la Direzione gestisce quattro luoghi della cultura, tra cui la basilica di San Francesco, il concorso dei privati è stato ampio e variegato. Si è arrivati a coinvolgere, su differenti progetti, oltre alle fondazioni bancarie, numerosi soggetti privati: imprese edili, tessili, informatiche, di sicurezza, alberghiere, attività commerciali, e anche privati cittadini, club e associazioni.
Nell’intessere i rapporti con i mecenati concorrono numerosi fattori ma certamente il radicamento territoriale, istituzionale nel caso delle fondazioni bancarie, la coerenza e la continuità del progetto sono fattori determinanti. L’attrattività insita nel patrimonio conservato nei luoghi della cultura ha un ruolo di primo piano e facilita l’adesione a progetti di restauro, soprattutto se finalizzati a un programma di valorizzazione che contempli la restituzione alle comunità delle opere o dei monumenti a cui il progetto è rivolto. In ogni caso l’elaborazione di una strategia, anche di lunga durata, e la capacità di intercettare finanziamenti e costruire rapporti con i potenziali mecenati avvia spesso un effetto a cascata che finisce per attirare nuovi finanziatori.
È il caso, ad esempio, del restauro della Grotta degli Animali del Giardino della Villa medicea di Castello che propone con forza l’importanza di rapporti che si costruiscono nel tempo e intorno ad attrattori specifici che possono coniugare la vocazione dell’azienda con il monumento da restaurare o con il progetto da promuovere. La forza di attrazione del monumento e del Giardino, patrimonio Unesco, gli importanti investimenti già effettuati dal Ministero e dalla Regione Toscana, l’impegno pluriennale e la tematica “acqua”, la Grotta è famosa infatti per il complesso sistema idraulico, hanno certamente contribuito a persuadere un’azienda privata, Publiacqua S.p.A., già coinvolta precedentemente con una sponsorizzazione, a “compiere il balzo” con il finanziamento Art bonus del completamento dei lavori di restauro. Insomma, l’impegno e le attività continuative, accompagnate dall’attenzione alla comunicazione dei risultati che si stanno perseguendo o che si sono raggiunti, creano nuove opportunità e in questo senso mi sembra più che motivata l’attenzione che l’Art bonus pone nell’evitare la creazione di progetti che troppo a lungo rimangono inattivi.
Dietro le quinte
L’apertura e la gestione di un progetto Art bonus coinvolge diversi uffici e chiama in causa diversi protagonisti che devono lavorare di concerto ai fini del raggiungimento del risultato. Certamente sono essenziali la capacità progettuale e la comunicazione dell’apertura di raccolta fondi ma rimane fondamentale il lavoro “porta a porta”, la capacità di individuare e relazionarsi di persona con i potenziali mecenati. Bisogna essere estremamente chiari nell’illustrazione del progetto e delle opportunità fiscali offerte dall’Art bonus, specificando sempre le differenze con altri strumenti di finanziamento, in particolare con la sponsorizzazione. E’ importante seguire costantemente il mecenate nei vari passaggi tecnici ed essere pronti a fugare dubbi e trovare eventuali soluzioni, come è altresì importante che esso sia coinvolto e aggiornato sullo sviluppo e sui risultati del progetto, soprattutto se questo è di lunga durata.
Nella pratica quotidiana si evidenziano inoltre alcune criticità. Se infatti la gestione della piattaforma Art bonus risponde perfettamente alle esigenze di semplicità ed efficienza non sempre questo si proietta nella gestione dei fondi per la complessità delle procedure di una Direzione regionale, priva di autonomia gestionale, dal momento della loro erogazione alla spesa. Queste difficoltà si acuiscono in particolare nel caso di adesione a bandi istituzionali di Fondazioni bancarie che propongono modalità di pagamento a consuntivo e a SAL con evidente impossibilità a procedere nel primo caso e allungamento dei tempi nel secondo caso.
Per chiudere, un ruolo di assoluto rilievo strategico è giocato dalla comunicazione dei progetti, soprattutto nella fase di divulgazione dei risultati, sia per il doveroso ringraziamento pubblico dei mecenati sia perché possono essere un’occasione di attrarre e motivare nuovi contributi. In questo caso però è essenziale un’estrema chiarezza nell’illustrazione della pratica del pubblico ringraziamento che non può essere confusa con forme di pubblicità proprie di altri strumenti al fine di evitare spiacevoli equivoci.
Intervento da LuBeC 2022, Convegno “Art Bonus per il dialogo con la comunità: come avere successo”.