di Cinzia Marchesini, Funzionaria demoetnoantropologa ICPI
(da LuBeC 2021)
L’interesse dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale verso TrasiMemo è nella capacità mostrata da tale progetto di agire, in senso teorico e pratico, in una piccola area interna nazionale dell’Umbria, tanto ricca di patrimoni culturali, quanto fragile per il forte spopolamento. Il caso di studio[1] in oggetto evidenzia processi di salvaguardia e di valorizzazione del patrimonio culturale immateriale declinati in azioni concrete di sviluppo locale.
A partire dal Dlgs. 42/2004, con l’articolo 7 bis viene recepita una forma di tutela del patrimonio immateriale, “contemplando” quanto previsto dalle convenzioni UNESCO sull’immateriale 2003 e sulle diversità culturali 2005. Inoltre, con la parte del Codice dei BB.CC. dedicata al paesaggio, a partire dall’articolo 131 viene applicata la Convenzione europea del Paesaggio del 2000. Oggi l’Istituto, in applicazione del Codice, in attuazione dei suoi compiti istituzionali di tutela, valorizzazione e promozione, lavora sul patrimonio culturale riferendosi anche alla Convenzione di Faro. Tale caso di studio si incardina in questa cornice normativa nazionale e internazionale, declinando diversi aspetti della salvaguardia e della tutela del patrimonio immateriale con modalità innovative, auto elaborate localmente e sostenute localmente anche da un punto di vista economico.
La Banca della Memoria del Trasimeno digitalizzando i saperi e le memorie donate da una vasta platea di stakeholders locali ha realizzato un archivio digitale online[2], laboratori, allestimenti immersivi e collaborazioni con associazioni e istituti scolastici. Ha allargato la platea composita di artigiani e artigiane, bambini, adulti, anziani, cittadini con diverse diversità, antropologi culturali, esperti di patrimoni, operatori sanitari e di cooperative sociali, amministratori locali e amministrativi che piano, piano sono divenuti “comunità patrimoniale”. Una “comunità”, mobile e composita che agisce svolgendo attività esperienziali e di educazione al patrimonio sui saperi artigiani locali. Tra le azioni innovative che questo progetto ha portato c’è la co-progettazione tra il piccolo Comune di Paciano, che ospita TrasiMemo e la Scuola di Specializzazione in beni demoetnoantropologici dell’Università degli studi di Perugia (in convenzione con Basilicata, Firenze, Siena e Torino), oggi diretta dal professore Daniele Parbuono, il quale ha coordinato il progetto fin dalla nascita. Tale collaborazione è stata alla base dell’etnografia che ha messo a tutela e ha rigenerato i patrimoni immateriali a rischio di scomparsa. Lo spazio cornice della Banca della Memoria nelle sue forme digitali, di allestimenti immersivi e laboratoriali sta realizzando articolate attività di interazione sociale agendo intorno ai temi dei patrimoni culturali e paesaggistici. A partire dal 2015 alla “comunità” si sono aggiunti pazienti, operatori sanitari che hanno prodotto, insieme all’Unione dei comuni del Trasimeno, una collaborazione con il Centro di Salute Mentale locale[3] una sperimentazione con azioni sul tessile, sulla ceramica, sul vetro, sugli aspetti naturalistici, sulla pesca e la navigazione del Lago Trasimeno. Tale processo di riuso innovativo dei patrimoni culturali ha contribuito a riattivare energie da spendere nella definizione di futuri sensi dei luoghi e di una progressiva “crescita di coscienza di luogo” come la definisce Magnaghi nel 2020. Le prossime sfide si concentrano su processi di ri-semantizzazione di spazi abbandonati con l’attivazione di progetti di microimprenditoria con “atelier diffusi” nei centri abbandonati.
[1] Il caso studio è stato presentato durante il workshop “Digitalizzare la memoria” organizzato dal Ministero della Cultura a LuBeC 2021. L’intervento dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, che ha preso il titolo di “Le comunità patrimoniali come risorsa per la ripartenza: strumenti innovativi per il patrimonio immateriale”, era volto a presentare tre diverse esperienze di lavoro al fine di fornire un quadro composito degli impegni di indagine e azione dell’Istituto. La risorsa multimediale presentata a Lucca è visitabile al canale youtube:TrasiMemo “Patrimoni, musei e paesaggi del Trasimeno per un welfare di comunità” https://www.youtube.com/watch?v=pN1vEiCUM90&t=445s.
[2] È visitabile online l’archivio digitale www.trasimemo.it.
[3] Il Centro di Salute Mentale del Trasimeno di USL Umbria 1 ha elaborato grazie al suo responsabile Gianfranco Salierno, psichiatra direttore del servizio, un’attività di supporto alla terapia psichiatrica con laboratori artigiani e di consapevolezza dei valori patrimoniali del territorio, organizzati dalla cooperativa Frontiera Lavoro con l’iniziale supporto della Regione Umbria e nell’ultimo triennio della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia.