I Piani di Gestione UNESCO come buone pratiche per la pianificazione strategica territoriale

di Angela Tibaldi, Alessandra Refolo, Grazia Rostello, Katia Basili, Luca Gufi, Giuseppe Bacciardi e Marco Valle

Gli speaker:

Angela Tibaldi, Partner Associato della Business Unit Cultura e Soft Economy di PTS;
Alessandra Refolo, Senior Manager della Business Unit Cultura e Soft Economy di PTS;
Grazia Rostello, Referente UNESCO del Comune di Vicenza;
Katia Basili, Project Manager Piano di Gestione sito UNESCO “Città di Vicenza e le Ville del Palladio nel Veneto”;
Luca Gufi, Responsabile del settore Cultura, Turismo e Sport del Comune di Tarquinia;
Giuseppe Bacciardi, Dirigente della Direzione Turismo, Tradizioni storiche e Cultura del Comune di Pisa;
Marco Valle, Responsabile area UNESCO di Fondazione Links.

 

Angela Tibaldi:

Innanzitutto, grazie Presidente per l’ospitalità e l’occasione, qui a LuBeC, di confrontarci sui temi della pianificazione strategica. L’incontro organizzato oggi prevede un confronto non solo sul tema della città, che è stato appena affrontato, ma anche su tematiche relative ai territori, alla conservazione e alla valorizzazione dei siti del patrimonio UNESCO.

Noi, come PTS, lavoriamo sul tema della pianificazione strategica territoriale sotto diversi punti di vista. Nella mia esperienza di insegnamento all’interno di un master, parlo a volte di occasioni attorno alle quali le forze di una città si siedono e si confrontano, per capire come affrontare alcuni temi complessi per lo sviluppo territoriale. Tra queste occasioni inseriamo l’esperienza dei Piani di Gestione relativi alla lista del patrimonio UNESCO. Oggi abbiamo voluto invitare degli interlocutori non solo per farci raccontare le loro esperienze, ma anche per discutere insieme di quali possano essere degli elementi importanti di confronto e di valorizzazione.

Oggi abbiamo invitato degli interlocutori testimoni delle nostre esperienze, passo quindi la parola ad Alessandra Refolo che inquadrerà l’argomento, fornendo una panoramica rispetto ai Piani di Gestione: cosa sono e qual è il quadro all’interno del quale vengono realizzati.

Alessandra Refolo:

Il mio sarà un veloce inquadramento rispetto ai Piani di Gestione. L’intervento effettuato dal direttore Lampis ha già messo in evidenza un elemento fondamentale per i Piani di Gestione, che vorremmo richiamare in questo nostro momento di riflessione e di dibattito: l’autenticità.

Gli argomenti su cui oggi invitiamo a fare una riflessione, tramite il contributo dei nostri relatori, sono:

  • l’UNESCO, e in particolar modo la Lista del Patrimonio Mondiale;
  • i Piani di Gestione.

La nostra riflessione si focalizza sui Piani di Gestione, richiamando quindi il discorso relativo all’importanza dell’autenticità e di garantire i valori culturali caratterizzanti di un territorio. Si è detto prima quanto sia importante la pianificazione, una pianificazione che permetta di preservare i valori di un sito, ed è sostanzialmente questo quello di cui vorremmo dare testimonianza, facendo riferimento a questo strumento.

In prima istanza, occorre ricordare alcuni riferimenti fondamentali, soprattutto quando si riflette sui Piani di Gestione del sito UNESCO. Il primo è la Convezione per il Patrimonio Mondiale del 1972, che noi rileggiamo tramite linee guida operative del 2021, essenziali per interpretare non solo la definizione di un sito patrimonio mondiale, ma anche le modalità con cui questo deve essere preservato e garantito.

Inoltre, un concetto assolutamente essenziale che rimanda nuovamente all’intervento precedente, è quello dell’eccezionale valore universale. Questo concetto ha molto a che fare con il tema del valore e dell’autenticità, che non deve essere dimenticato o surclassato da interessi di carattere turistico ed economico, nonostante questi rimangano elementi fondamentali per la valorizzazione.

Di fatto, l’UNESCO vuole garantire che sia preservato questo eccezionale valore universale, talmente eccezionale da travalicare confini temporali e spaziali. È riconosciuto come tale – e da qui non come Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, ma come Patrimonio Mondiale dell’Umanità – e deve essere tale per tutte le popolazioni e, infine, deve garantire che quello che noi oggi fruiamo sia fruibile anche dalle future generazioni.

Ricordiamo che la lista di cui ci occupiamo oggi è quella che contiene al suo interno siti culturali, siti naturali, siti misti e il paesaggio culturale, introdotto in un momento successivo. Di fatto, quindi, non stiamo facendo riferimento ad altre convenzioni e altri programmi, che sono certamente importanti, ma non contengono questa previsione particolare del Piano di Gestione (es. Creative Cities, Lista del Patrimonio Immateriale, Man and the Biosphere).

Sappiamo, dunque, che per accedere alla lista UNESCO sono necessari tre pilastri. Tipicamente si pensa che siano necessari soltanto dei criteri di carattere culturale o naturale, ma non è così. Infatti, l’UNESCO prevede che venga riconosciuto al sito, che desidera essere iscritto:

  • l’autenticità del suo valore universale;
  • l’integrità, quindi che il suo valore nel complesso venga sia rappresentato che percepito;
  • un sistema formalizzato di gestione.

Tutto ciò deve essere ritrovato negli attributi del sito UNESCO, rappresentati da tutti gli aspetti – che possono essere i più disparati – sia di carattere materiale che di carattere immateriale, che rendono il sito degno di essere protetto e di essere percepito come autenticamente rilevante e importante anche per le future generazioni.

Il Piano di Gestione è stato previsto dalla Dichiarazione di Budapest (2002) inizialmente solo per l’iscrizione dei nuovi siti e, successivamente, esteso a tutti i siti già iscritti. Esso richiede, in applicazione delle Linee Guida Operative del 2021 che aiutano ad inquadrare meglio il tema:

  • che i siti abbiano un piano di gestione compiuto, preferibilmente costruito con mezzi partecipati, quindi legati al coinvolgimento delle comunità;
  • che vengano preservati i valori tramite alcuni aspetti rilevanti, che possono avere caratteristiche comuni, ma che, allo stesso tempo, dipendono dalle specificità del sito.

Dunque, il sistema di gestione deve necessariamente adattarsi al contesto di riferimento, per rispecchiare in maniera autentica il suo valore universale. In ogni caso, al di là della specificità di ogni sito, alcuni punti risultano in comune.

Questo strumento strategico, che orienta la pianificazione di un territorio in forma integrata, deve contenere alcuni aspetti per fare in modo che lo stesso territorio possa effettivamente garantire che l’eccezionalità che gli è stata riconosciuta sia realmente essere trasmessa alle future generazioni. Tra i più importanti, si richiama:

  • la presenza di un orizzonte temporale definito. Infatti, il Piano di Gestione non può avere una durata infinita, ma necessita di essere revisionato o comunque di un ulteriore ragionamento in relazione al territorio, che sia continuamente aggiornato nel tempo;
  • il contributo delle comunità e dei vari stakeholder;
  • un sistema di monitoraggio che permetta di supervisionare le azioni che si prevede di implementare.

Questi sono i punti salienti in relazione al Piano di Gestione. Proveremo a dare risposta ad alcune domande, come, ad esempio, se il piano strategico sia funzionale alla programmazione strategica o se sia una sorta di esercizio di stile, se sia più importante il documento finale o il processo che la sua redazione innesca, se debba parlare solo del sito o di tutto il territorio di riferimento e, infine, se sia collegato alla conservazione o alla valorizzazione.

Angela Tibaldi:

Invito quindi a intervenire Grazia Rostello e Katia Basili, a cui pongo una delle domande a cui Alessandra ha accennato. Ci racconterete la storia di un processo in corso e, proprio per questo, chiedo se il lavoro che si sta svolgendo sia o meno un esercizio di stile. Ci piacerebbe sentire da voi che cosa sta accadendo e a che cosa sta portando questo lavoro per il sito “Città di Vicenza e le Ville del Palladio nel Veneto”.

Katia Basili e Grazia Rostello:

“Città di Vicenza e le Ville del Palladio nel Veneto” è un sito culturale seriale iscritto nel 1994 e 1996 nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Il Sito include il centro storico di Vicenza, con ventitré opere di Andrea Palladio, e ventiquattro ville palladiane disseminate nel territorio del Veneto.

Il Sito presenta diversi livelli di complessità: territoriale per la estensione e distribuzione regionale, amministrativa per la molteplicità degli enti responsabili della tutela (Regione, 6 province, 21 comuni, 3 Soprintendenze competenti) e patrimoniale per la numerosità e diversità dei soggetti pubblici e privati proprietari dei beni.

Il primo importante passo per far convergere i diversi enti e soggetti coinvolti verso la definizione di un quadro unitario delle azioni di tutela e valorizzazione del Sito secondo le linee guida e gli approcci UNESCO, in un sistema di governance e di gestione coordinato risale al 2007 quando è stato approvato il primo Piano di Gestione del Sito. Trascorsi oltre 15 anni, è ora in corso l’aggiornamento del Piano con l’obiettivo di individuare nuove linee di azione progettuali e soluzioni per la gestione dei nuovi temi e delle sfide emerse negli ultimi anni (vedi nota 1 a piè di pagina).

Il Piano è lo strumento strategico che deve mettere in relazione in maniera operativa la cornice concettuale della Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale del 1972 con le attività quotidiane che afferiscono alla gestione del Sito da parte di ciascun soggetto pubblico e privato coinvolto a vario titolo nella tutela dei beni. Esso, quindi, è al tempo stesso un sistema, un processo e uno strumento di pianificazione che parte dalle caratteristiche specifiche del Sito, tenendo presente la cornice culturale, territoriale, istituzionale e socioeconomica del bene.

Il Piano di Gestione del Sito parte dal presupposto che i valori del Sito riconosciuti dall’UNESCO debbano essere tutelati nella loro singolarità, ma anche nella loro complessità e contestualità. È importante sottolineare che il Sito comprende le opere del Palladio a Vicenza e il suo centro storico in cui il contributo del Palladio ha portato alla creazione di un contesto urbano unico e riconosciuto a livello mondiale come la “Città del Palladio”. Il Sito UNESCO comprende anche le 24 ville palladiane presenti nel territorio del Veneto da considerare non solo per il loro valore architettonico ma anche per l’insieme delle loro relazioni con il paesaggio rurale nel quale esse hanno preso forma e che hanno contribuito a plasmare.  I criteri di iscrizione, insieme alla verifica delle condizioni di integrità e autenticità riconosciute al Sito, insieme alla definizione degli attributi del Sito, hanno rappresentato la base di partenza per il nuovo Piano di Gestione e un importante riferimento anche per monitorarne l’efficacia secondo un approccio integrato basato sui valori.

Sulla base delle esigenze, le criticità e le opportunità emerse durante la fase di analisi e di ascolto di tutti i soggetti coinvolti, il Piano individua obiettivi e progetti affinché esso rappresenti uno strumento concreto, comprensibile, attuabile, verificabile, aggiornabile e implementabile attraverso un sistema di indicatori per il suo monitoraggio, aderendo efficacemente alle indicazioni della Convenzione del 1972 e degli approcci UNESCO.

Il successo del Piano è strettamente collegato a molteplici fattori. Innanzitutto, è indispensabile garantire la costante collaborazione degli enti pubblici, dei proprietari privati, delle istituzioni, degli stakeholder e della comunità sia in fase di redazione e condivisione del Piano che in fase di attuazione.

A tale scopo, all’interno del percorso di aggiornamento del Piano di Gestione, è stato avviato un programma di sessioni di capacity building sulle tematiche proprie dell’UNESCO, rivolto in prima battuta alle pubbliche amministrazioni del territorio e ai soggetti proprietari e gestori dei beni afferenti al Sito. Le quattro lezioni, tenutesi nel mese di giugno del 2023, hanno rappresentato un primo momento di approfondimento, da parte degli enti, stakeholder e operatori chiave, delle peculiarità dei siti Patrimonio Mondiale in termini di tutela, conservazione e valorizzazione e un’opportunità per apprendere come le linee guida e gli approcci UNESCO possano essere recepiti concretamente e in modo integrato nelle attività di competenza di numerosi settori dei soggetti coinvolti.

Per garantire la massima partecipazione con la comunità e i portatori d’interesse finalizzata alla definizione condivisa del programma strategico del Piano di Gestione (mission, vision, obiettivi strategici, progettualità e monitoraggio), il 6 luglio 2023 è stato realizzato il Laboratorio Palladio, sessione partecipativa per “progettare il futuro del Sito UNESCO”. Il laboratorio di co-progettazione ha previsto momenti plenari di presentazione degli avanzamenti del lavoro e nove tavoli tematici, raccolti intorno ai macro-temi della conservazione e della valorizzazione. I tavoli di lavoro hanno evidenziato la necessità di maggiore unitarietà e di ricomporre le frammentarietà che il Sito attualmente presenta, non solo sotto il profilo della governance, ma anche rispetto alla gestione e alla progettazione.

Le principali criticità del Sito sono state pertanto ampiamente conosciute e documentate sia rispetto alle cause che le generano e sia rispetto agli effetti che producono sul tessuto storico urbano della città di Vicenza (con le 23 opere del Palladio), sulle ville del Palladio e sul paesaggio rurale di pertinenza e sul contesto più ampio. Per ogni criticità e opportunità rilevata, quindi, è in corso l’individuazione degli obiettivi strategici e le azioni da intraprendere per la conservazione e valorizzazione dei beni inseriti all’interno del Sito. Il monitoraggio costante del Piano garantirà il corretto funzionamento e la realizzazione degli obiettivi prefissati. Altro punto nodale per il successo del nuovo Piano di Gestione sarà la sua integrazione nelle politiche di gestione del territorio, soprattutto nella pianificazione urbana e territoriale a livello locale, regionale e nazionale. Sarà pertanto necessario sviluppare un sistema integrato di gestione territoriale, ponendo l’Eccezionale Valore Universale come chiave di lettura per aderire efficacemente alle indicazioni della Convenzione del 1972 e degli approcci UNESCO nell’ottica dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.

Angela Tibaldi:

Passo la parola a Luca Gufi, responsabile del Settore Cultura, Turismo e Sport del Comune di Tarquinia. Il dottor Gufi ci racconterà un’esperienza diversa, in cui è stato fatto un percorso che ha portato a risultati differenti da quelli operativi. Chiedo quindi al dottor Gufi se, secondo lui, nel percorso è stato più importante il processo o l’output.

Luca Gufi:

Innanzitutto, quello di Cerveteri e Tarquinia è stato il primo sito italiano dotato di un Piano di Gestione. La candidatura è stata effettuata nel 2004 e nel 2003 fu introdotto l’obbligo di dotarsi di un Piano di Gestione. Il percorso si è dimostrato lungo anche in fase preparatoria, perché è iniziato circa dieci anni prima della candidatura  effettiva del Sito.

Inoltre, fu svolto un lavoro molto importante che ha coinvolto la Sovrintendenza e gli uffici dei due Comuni, in particolare quelli di urbanistica. Infatti, negli anni ‘90 era ancora presente una mentalità conservativa, prevalente anche nella preparazione dei Piani di Gestione, soprattutto in quelle aree. Nello specifico, per Cerveteri sussistevano forti problemi di natura conservativa, anche in relazione ai cosiddetti “tombaroli”, che depredavano ampiamente quelle aree. Fu, quindi, predisposto questo Piano di Gestione che nelle misure di conservazione era assolutamente perfetto. Allo stesso tempo, però, gli altri strumenti che compongono il Piano di Gestione, quello del piano delle conoscenze e quello della valorizzazione culturale ed economica, furono redatti in maniera meno precisa.

Quindi, nel 2008, dopo l’uscita del primo finanziamento della Legge 77, venne fatta domanda di finanziamento come Comune di Tarquinia per liberare le energie che stavano dentro alla programmazione strategica. Infatti, come diceva Katia Basili, il capitale umane è l’elemento essenziale all’interno della previsione. Se si lavora sulle persone per aumentare le competenze e le conoscenze, viene acquisito un valore economico e si liberano energie, che vanno poi comprese all’interno di una programmazione strategica. Se, invece, le energie vengono disperse, si creano mille ruscelli, ma mai un grande fiume. Inoltre, da parte delle persone non manca la voglia di partecipare, ma spesso non si conosce il posto in cui si abita e non si comprende quale sia il valore culturale e quello attrattivo del posto in cui si vive.

Questi strumenti di programmazione sono importanti per alzare il livello di competenze di una città o di un territorio più vasto, come in questo caso. Infatti, Cerveteri e Tarquinia sono uno dei siti seriali, e rappresentano la prima l’urbanistica antica e la seconda la pittura etrusca.

Tornando al Piano di Gestione, negli anni si è avvertita la necessità di implementarlo e migliorarlo. Nel 2008 venne, quindi, fatta domanda per un finanziamento e il progetto venne validato nel 2011. Nel frattempo, i fondi erano andati in prevenzione. Quindi per fare l’affidamento si arrivò al 2013. Inoltre, si deve considerare che, dopo una serie di eventi storici e politici che hanno caratterizzano gli anni tra il 2008 e il 2013, quello che era stato prefigurato nel 2008 era radicalmente cambiato nel 2013. Si iniziò quindi uno scouting per il quale vennero interpellati tutti i soggetti coinvolti e coinvolgibili per il rifacimento del Piano e si trovarono le maggiori resistenze da parte delle autorità centrali, perché per loro era essenziale la conservazione, che era già ben scritta, mentre tutto il resto risultava di minore importanza.

Nel piano era stato previsto anche un obiettivo relativo al monitoraggio e alla relazione con il paesaggio agrario perché bisognava connettere il paesaggio culturale con il paesaggio effettivo, che esiste ed è composto da numerose ZTS e SIC. Ora si aggiunge anche la popolarità del turismo dei cammini e una ricerca dell’ambiente campestre, soprattutto dopo la pandemia. Dunque, fu fatto uno studio molto minuzioso da Laura Ferretti dell’Università La Sapienza. Oltre a ciò, gli amministratori locali avevano molto a cuore la valorizzazione turistica. Si ricorda però che la valorizzazione turistica supera i tempi della politica, come ad esempio i tempi di mandato di un sindaco. Sia il piano che la costruzione di una destinazione turistica non possono risolversi nel breve tempo, ma richiedono diversi step.

Angela Tibaldi:

Chiederei al dottor Gufi di raccontare quello che è successo dopo l’elaborazione del Piano.

Luca Gufi:

Il Piano è stato elaborato tramite uno studio veramente dettagliato, relativo a come intervenire e come creare uno strumento di governance che era, per l’epoca, innovativo. Infatti, lo strumento di governance prevedeva:

  • un organigramma strutturato come se fosse un organigramma aziendale;
  • una compartecipazione di tutti gli enti coinvolti tramite i propri rappresentanti. Tra questi si ricordano la Regione Lazio, le Sovrintendenze, il Comune di Cerveteri e il Comune di Tarquinia.

Inoltre, questo strumento di governance prevedeva una certa apertura, anche in relazione al coinvolgimento del pubblico, quindi di tutto il mondo dell’associazionismo locale e di tutti i soggetti interessati a dare il proprio contributo.

Vennero anche fatte proposte concrete, come quella di progettare insieme i servizi culturali da erogare sul territorio. Infatti, lo Stato gestisce il Museo e il Parco Archeologico e i Comuni gestiscono piccoli musei, hanno i propri uffici informativi e fanno la propria promozione turistica insieme alla Regione. Per fare ciò, i meccanismi concreti potevano essere, ad esempio, la costituzione di stazioni appaltanti con alcuni soggetti come capofila. Ricordo che, all’epoca, i Comuni erano stati scelti come capofila.

Ma ad un certo punto il Piano di Gestione si arenò e ne venne chiesta una revisione a seguito del turnover delle amministrazioni pubbliche locali e all’inserimento di nuovo personale che aveva la necessità di capire il lavoro fatto e cosa fosse un Piano di Gestione.

Angela Tibaldi:

La cosa interessante di questa esperienza è che alcune cose scritte nel Piano di Gestione, condivise e maturate con gli operatori del territorio, pur non essendo stato approvato formalmente il Piano, sono state portate avanti ugualmente. Un esempio è il Parco Archeologico.

Luca Gufi:

Esattamente. Dopo questo ostacolo, le amministrazioni hanno forzato la mano e si è arrivati all’istituto autonomo del Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia, quindi un istituto che ha autonomia finanziaria come altri principali siti culturali italiani. Questo ha portato ad una maggiore elasticità di gestione, a un’organizzazione diversa e ad un numero maggiore di fondi e, di conseguenza, ad avere diverse possibilità di sviluppo.

Angela Tibaldi:

Quindi, nonostante una storia di luci e ombre, ci sono luci che portano a dire che l’esercizio e il lavoro di pianificazione strategica che sono stati fatti hanno trovato una strada, a prescindere dall’approvazione.

Luca Gufi:

Io penso che chi programma abbia sempre ragione. Programmare fa sempre bene, a prescindere da tutto. Poi si possono ottenere o meno i risultati, però programmare oggi è essenziale perché le sfide e i cambiamenti sono tanti.

Angela Tibaldi:

Chiamo ora Giuseppe Bacciardi, Dirigente della Direzione Turismo, Tradizioni Storiche e Cultura del Comune di Pisa, che ci racconterà dell’esperienza di Pisa, che trova connessioni anche con l’intervento introduttivo del Direttore Lampis, su temi quali l’overtourism e l’autenticità dei centri storici. È proprio sul tema della pianificazione e della valorizzazione, anche in contrasto all’overtourism, che avete lavorato con diversi strumenti.

Giuseppe Bacciardi:

Per iniziare, occorre ricordare che, guardando la mappa di Piazza del Duomo a Pisa, tutti i monumenti principali che sussistono su Piazza sono di proprietà dell’Opera Primaziale di Pisa. Il Comune di Pisa, che è referente per la gestione del Piano, ha la titolarità esclusivamente sulla strada prospicente a Piazza dei Miracoli. Tutta la gestione e, soprattutto, tutta la tutela e la valorizzazione sono di competenza dell’Opera Primaziale.

Un’altra planimetria rappresenta l’area di Piazza del Duomo rispetto alla città di Pisa. Tutta l’area verde è la cosiddetta buffer zone. Il sito di Piazza del Duomo è stato inserito nel 1987 nella lista dell’UNESCO e nel 2007 è stata fatta una modifica, proprio inserendo la cosiddetta buffer zone, che coincide con il centro storico. Questa area buffer ha e ha avuto delle influenze anche sui rapporti con gli altri strumenti di pianificazione, in particolar modo con la pianificazione urbanistica. La mappa evidenzia una particolarità: per la maggior parte delle città italiane la piazza si trova al centro della città, mentre qui si trova decentrata nella parte nord.

La governance di tutto il Piano di Gestione e del sito UNESCO è rappresentata dal Ministero della Cultura, dalla Sovrintendenza Regionale e da quella locale, dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Pisa, dal Comune di Pisa e, in particolare, dall’Opera Primaziale. L’Opera Primaziale, oltre ad essere proprietaria, ha proprio una funzione di tutela su Cattedrale e Battistero, che sono anche luoghi di culto.

Il Piano di Gestione, redatto con il supporto di PTS nel 2021, è stato approvato dal Comitato di Pilotaggio nel marzo del 2021. Il piano ha una sua storia particolare: vennero identificate delle criticità, sulla base delle quali vennero individuate una serie di azioni, proprio perché la volontà era quella di creare uno strumento che non fosse soltanto un mero adempimento, ma anche uno strumento reale di tutela e valorizzazione, non soltanto per il complesso della Piazza, ma per tutta la città e tutto il centro storico.

La caratteristica principale di Pisa è la presenza di questo faro per la città, la torre, che condiziona poi anche tutte le attività turistiche, non solo di Piazza del Duomo, ma della città intera. Il Piano di Gestione UNESCO riprende in modo particolare quello che è il programma dell’Opera Primaziale per quanto riguarda l’attività di tutela e di restauro. Le azioni del Piano, quindi, sono azioni sia di diffusione della conoscenza del valore di un bene inserito nella Lista del Patrimonio UNESCO, sia relative alla volontà di qualificare e riqualificare i flussi turistici che sono concentrati su Piazza del Duomo, formati da circa 5 milioni di persone all’anno. Si specifica che la presenza dei turisti è una presenza “mordi e fuggi”, spesso collegata con le crociere che arrivano a Livorno e a La Spezia e con tour organizzati in tutta la Toscana, fenomeni che dequalificano il tipo di turismo e il tipo di intervento e attività che vengono fatti sulla Piazza.

La cosa più logica, che è allo stesso tempo la più semplice da dire e la più difficile da fare, sarebbe qualificare un certo tipo di turismo e fare in modo di avere un turismo che non si limiti soltanto ad una permanenza circoscritta, ma che possa anche a godere degli altri aspetti della città. Per questo motivo è stato creato lo slogan “Pisa is much more” tenendo conto che c’è molto di più oltre alla Torre di Pisa. In aggiunta, l’Ufficio Turismo porta avanti molte attività volte a qualificare il turismo, che è per ora concentrato su Piazza del Duomo. Il Piano di Gestione condivide questa visione e propone anche delle azioni a riguardo.

Volevamo che il Piano di Gestione non fosse un mero adempimento, ma uno strumento operativo e vivo che potesse essere realizzato in modo concreto perché ci sono delle connessioni fortissime con gli altri strumenti della programmazione. In relazione alla programmazione urbanistica, guardando la piantina con la zona buffer si nota che questa zona corrisponde al centro storico di Pisa. Quindi, tutta la zona buffer è soggetta anche alla regolamentazione urbanistica per la tutela e la conservazione.

Ci sono stati, inoltre, dei rapporti con tutta la programmazione commerciale. Il piano del commercio ha previsto e rafforzato la necessità che le cosiddette bancarelle che da anni stavano davanti a Piazza del Duomo fossero collocate in un altro sito.

In aggiunta, c’è un rapporto diretto con la pianificazione turistica. Come ufficio Turismo, è stato redatto un piano di sviluppo della città di Pisa, che non è uno strumento obbligatorio, ma indispensabile. Infatti, riteniamo che qualsiasi settore della pubblica amministrazione debba pianificare, realizzare e verificare l’andamento di ciò che era stato pianificato. Il Piano di Sviluppo Turistico riprende tantissimo le specificità del Piano di Gestione e si allarga oltre l’area di Piazza del Duomo, riprendendo però come finalità la necessità di conoscere i turisti, di qualificare i percorsi e di dare maggiore forza a tutto quello che Pisa può offrire.

Abbiamo provato a realizzare ciò anche grazie alla Legge 77. Abbiamo presentato lo scorso anno una richiesta di contributo per rafforzare la formazione della conoscenza di Piazza del Duomo. Quest’anno presenteremo un altro progetto che mira a collegare Piazza del Duomo con altri aspetti della città. Inoltre, dal momento che Pisa è Città dell’UNESCO, abbiamo ricevuto dei finanziamenti dal Ministero del Turismo, che sono stati declinati in progetti che riprendono le azioni contenute nel Piano di Gestione.

Il Piano di Gestione, faticosissimo da approvare per moltissime motivazioni, è uno strumento preziosissimo per quanto riguarda tutta la programmazione artistica, culturale e di valorizzazione del territorio.

Angela Tibaldi:

Questa esperienza ha ben indicato come il Piano di Gestione sia anche uno strumento di integrazione tra i diversi livelli della programmazione territoriale.

Lasciamo ora la parola a Marco Valle, responsabile dell’area UNESCO di Fondazione Links. Chiediamo a lui un approfondimento sulla governance, argomento emerso nel corso dei diversi interventi. Abbiamo sentito, infatti, di difficoltà di interazione, di cambi amministrativi e di vari passaggi che possono appesantire i processi e l’attuazione dei piani.

Marco Valle:

Un modello di gestione ideale non esiste. Su 59 Siti sono presenti diverse realtà, molto differenziate e specifiche. In particolare, gli ultimi Siti sono più incentrati sulla governance che sulla gestione, sono molto più network e meno fondazioni. Questi Siti sono sempre più deboli e legati a tavoli di partecipazione, per quanto riguarda i modelli di governance.

Perché fare un Piano di Gestione e qual è l’obiettivo della governance? Sicuramente, è importante riportare l’attenzione sul valore universale, che non è disgiunto dal valore di un centro storico.

Sottolineo che anche il processo di formazione è decisivo per il modello di governance. Seguendo diverse candidature UNESCO (es. Langhe, Bologna, Fortezze veneziane), caratterizzate da diversi modelli di governance – come il network, la guida del Comune, la presenza di associazioni – si è visto che questi modelli si sono formati durante il processo di candidatura e sono stati la formalizzazione di qualcosa che già c’era.

Molti, invece, hanno dovuto recuperare questo modello in corso. Per fare ciò, è necessario creare consapevolezza e provare a ripartire dall’inizio, cosa non facile dal momento che i tempi di valorizzazione e di identità culturale sono diversi dai tempi della politica. Però il processo è sicuramente l’elemento più importante.

I Siti che hanno portato oggi la propria esperienza possono e devono essere modelli a livello nazionale e internazionale. Sui beni culturali, siamo riconosciuti come leader mondiali. Essere parte dell’UNESCO deve portarci su un livello internazionale.

L’ultima candidatura fatta insieme al Ministero riguarda il centro storico di Odessa ed è stata fatta completamente da remoto durante la guerra. In questo caso il management plan e la candidatura UNESCO simboleggiano una visione sul futuro, ben rappresentato, in questo caso, dal criterio n.2 “L’importante scambio dei valori umani”. In questo momento in Ucraina non ci può essere questo scambio, riconosciuto dall’UNESCO come valore universale da difendere.

Concludo dicendo che, con tutte le contraddizioni italiane e con tutte le contraddizioni dell’UNESCO, continuare a lavorare su una gestione strategica, su dei valori che vogliono proiettarsi al futuro rimane una bella sfida.

 

Nota 1: L’aggiornamento del Piano di Gestione e la realizzazione del sito web istituzionale per il Sito del Patrimonio Mondiale UNESCO “Città di Vicenza e le Ville del Palladio nel Veneto”, fanno parte di un progetto finanziato ai sensi della Legge 20 febbraio 2006 n. 77 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti e degli elementi italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella «lista del patrimonio mondiale», posti sotto la tutela dell’UNESCO” per l’esercizio finanziario 2022.

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