Massimiliano Zane: “Dall’UNESCO al Consiglio d’Europa fino alla Commissione Europea, si moltiplicano progetti, opportunità e richiami internazionali verso una maggior
sensibilizzazione al “valore” del patrimonio sul e per il territorio, con e per le comunità, in cui si inserisce a piano l’applicazione della Convenzione di Faro, che la definisce come un processo continuo di definizione e di gestione dell’eredità culturale. In quest’ottica, per i musei ma non solo.
Cosa può comportare un coinvolgimento così strutturato delle comunità di riferimento? Come i musei posso contribuire a definire un nuovo modello di tutela votato alla valorizzazione attiva? Forse attraverso una nuova prospettiva di fruizione e gestione dei luoghi della cultura? Magari fondato su una rilettura della cooperazione tra pubblico e privato?”
Giovanna Barni: “Durante il mio precedente intervento ho fatto riferimento agli stakeholder, dando per scontato l’esistenza di una relazione tra il museo e il mondo esterno, ma non darei per scontato l’essere comunità di tutti quei soggetti che entrano in relazione con il museo. La comunità è un traguardo, grazie a questa noi costruiamo il rapporto di sostenibilità, attraverso la misurazione della partecipazione dei nostri soci e dei soggetti con cui entriamo in relazione durante le attività, che partecipando si trasformano in comunità. Vi riporto due casi concreti: il primo è quello di Palazzo Merulana a Roma, un museo la cui gestione è stata affidata a CoopCulture. Il museo della Fondazione Cerasi sorge in un quartiere difficile, abbiamo voluto che il museo avesse un ruolo importante in un contesto difficile. L’Esquilino è il quartiere più multietnico di Roma. Due sono state le importanti novità dal punto di vista dell’innovazione: il piano terra del museo è diventato un agorà, uno spazio aperto in continuità con la città che accoglie e ospita, come pure le associazioni culturali di un quartiere multietnico. Questo museo sta pian piano trasformando il quartiere intorno. Per noi è stata messa in pratica questa trasformazione da contesto territoriale a una vera e propria comunità. L’altro esempio è il Cultura Concept Store del Museo Salinas a Palermo, in Piazza Livella. Il piano terra del museo è diventato un hub territoriale nel quale sono integrate le funzioni di accoglienza, di store dell’artigianato tipico locale e delle eccellenze del territorio e di agorà, in quanto luogo di presentazione ed esibizione di tutto quello che i soggetti del territorio intendono offrire al museo per animarlo e fare in modo che non ci siano più barriere fisiche, culturali e di target tra museo e contesto urbano. Questi sono due esempi che ci dimostrano come la partecipazione sia un obiettivo da raggiungere”.
Giovanna Damiani: “Il mestiere, ormai pluridecennale, da me esercitato, mi conferma che i primi tutori del patrimonio culturale sono i componenti della comunità. Più la comunità si riconosce nel museo, tanto più eserciterà tutela – soprattutto quando si parla di museo diffuso -, facendo proprio il sentimento identitario. Il concetto di accessibilità si può potenziare con l’ascolto, coinvolgendo direttamente il pubblico per rafforzare questa attenzione che si trasforma in tutela e può portare a proposte di valorizzazione. Forti di questa convinzione abbiamo realizzato una mostra dedicata a Sant’Efisio – guerriero romano martirizzato a Pula. Il Museo Nazionale Archeologico di Cagliari conserva reperti archeologici di età romana, quindi abbiamo pensato di coinvolgere in questa mostra coloro che promuovono il 1 maggio la festa del santo, una delle tradizioni culturali immateriali dell’isola più famose, facendo entrare la statua nel museo, affinché si fronteggiasse alla statua di un romano in lorica. Abbiamo realizzato una sorta di processione che ha invaso il museo, ovviamente questo percorso rigorosamente scientifico culturale, che si è sposato con questo forte sentimento identitario legato alle tradizioni e alla devozione tra sacro e profano. Il museo si è aperto alla città come la valva di un’ostrica che ha accolto questa perla, che è la comunità cagliaritana. Un’occasione per rendere la comunità locale il proprietario del museo, nonché il soggetto protagonista”.
Francesco Sirano: “Quando facciamo riferimento al contributo che la valorizzazione affida alla tutela, evochiamo l’articolo 9 della Costituzione. Dobbiamo capire cosa si intende per tutela, dando per scontato la tutela del patrimonio materiale, cosa si intende per tutela del patrimonio immateriale e delle conoscenze? Molti modelli oggi funzionano perché sono un punto di partenza dal basso, invece il modello di tutela adottato dalla Soprintendenza partiva dall’alto, proprio perché rispondeva alle esigenze di un’altra epoca. Quando le comunità locali, con esempi che partono dal basso, aiutano nella gestione di un bene, a quel punto sta contribuendo a conservare quel bene”.
Marta Ragozzino: “Le parole che racchiudono tutto sono: cura e bene comune. Io ho avuto la fortuna di essere arrivata a Matera al momento giusto, quando è cominciato il processo che ha portato una piccola città del sud a diventare Capitale Europea della Cultura. Il museo, fulcro principale della Soprintendenza per i Beni storico-artistici della Basilicata, è stato uno dei principali motori di questo processo. Lo è stato perché tutti gli stakeholder hanno lavorato assieme per rendere quel luogo aperto, inclusivo, accessibile. Abbiamo chiesto a un artista e fotografo contemporaneo, Mario Cresci, di trasformare l’allestimento del museo nell’ambito di una mostra. In quella occasione abbiamo capito che dovevamo rompere le nostre abitudini visive, concettuali, culturali e il modo giusto era non tanto trovare un modo più efficace per raccontare il museo o per allestire le opere d’arte, ma andare incontro alla stessa comunità. Abbiamo portato il museo fuori dal museo, costruendo un format interessane in grado di unire un soggetto pubblico, una associazione dell’ambito culturale o sociale e tre appartamenti di famiglie. Questa è stata per noi un’esperienza importante, perché ci ha consentito di costruire un metodo di lavoro che portiamo tutt’oggi avanti, allo stesso tempo per la comunità è stato un momento di riappropriazione e un’occasione per prendersi cura dei beni comuni”.
LuBeC 2018 – INNOVAZIONE E MUSEI: I DIRETTORI A CONFRONTO
LuBeC 2018 – INNOVAZIONE E MUSEI: I DIRETTORI A CONFRONTO.
Una serie di talk sul contributo determinante che i musei possono dare al raggiungimento della sostenibilità sociale, attraverso soluzioni e strumenti innovativi tra cultura ed educazione in collaborazione con la Direzione Generale Musei – MiBAC. Giovanna Barni, Presidente CoopCulture – Giovanna Damiani, Direttore Polo museale Sardegna; Marta Ragozzino, Direttore Polo museale Basilicata – Francesco Sirano, Direttore Parco Archeologico di Ercolano rispondono alle domande di Massimilino Zane all’interno del panel Pubblici e digitale.