di Luana Toniolo, Direttore della Direzione regionale musei Regione Sardegna
L’accessibilità e inclusività nei musei non è più un’opzione possibile, è ormai (o dovrebbe essere) una realtà quotidiana. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ci offre la straordinaria possibilità di un salto culturale di portata storica in quanto ci da la possibilità di sviluppare nei nostri luoghi della cultura un’accessibilità globale, che valorizza l’unicità e la variabilità di ogni persona. Non c’è solo “una” comunità di riferimento ma ce ne sono molte, varie, interconnesse e spesso sovrapposte, ognuna portatrice di interessi particolari a cui i musei possono e devono dare risposte e possono dare voce.
Un azione, quindi, volta ad offrire a tutti uguali opportunità di godimento e di comprensione, e quindi di riappropriazione, del nostro patrimonio culturale.
Un processo che passa innanzitutto per il rispetto della diversità: diversità di condizioni fisiche, di genere e orientamento sessuale, etniche, linguistiche, culturali, socio-economiche. Una diversità che viene affrontata realisticamente come una sfida difficile e complessa – pregiudizi e ostacoli da superare, attenzioni da intercettare, esigenze non omogenee cui dar risposta, nuovi strumenti operativi da mettere in campo – ma che si presenta allo stesso tempo come un’opportunità per la ricchezza di prospettive, di valori, di visioni che apporta nel museo, costringendo i diversi soggetti al confronto e talvolta al radicale superamento di comportamenti e linee di azioni pregresse.
Questo tema, in anni in cui si va affermando con forza nella comunità museologica mondiale l’esigenza di un ruolo più attivo del museo nella società, come interprete dei problemi del proprio tempo ed elemento propulsore dello sviluppo sostenibile, può essere affrontato con modalità differenti, anche in base a particolari sensibilità e specifiche competenze.
Una sfida che non si può non vincere insieme, ma che si deve fondare sulla stretta collaborazione tra il museo e il contesto territoriale in cui è inserito. Ecco quindi che il programma di interventi avviato con il PNRR non possiamo pensare che da solo risolva in sé il problema dell’accessibilità e dell’inclusione, ma il piano per l’accessibilità finanziato dal PNRR deve essere pensato come un’azione che ridisegna l’identità del museo, ridefinendone il ruolo, come parte integrante ma solo una parte di un progetto culturale e sociale più ampio. Anzi, nel nostro caso la progettazione da parte della DRM degli interventi del PNRR si sono accompagnati all’avvio della costruzione di una rete con tutte le principali associazioni operanti nel territorio.
In particolare nel caso del museo Sanna di Sassari parallelamente alla progettazione architettonica di alcuni piccoli interventi rimasti per garantire un ottimale superamento delle barriere architettoniche, si è deciso di coinvolgere attivamente la comunità nella progettazione di un museo che fosse realmente inclusivo. Dovendo infatti procedere al riallestimento dell’intero museo, oggi aperto dopo anni con un allestimento temporaneo, abbiamo deciso di provare a rendere il nostro museo un museo veramente partecipato, in cui sia l’allestimento che la programmazione culturale, gli eventi, fossero il frutto di una programmazione condivisa con tutte le varie componenti della società, minoranze e non.
Abbiamo quindi avviato una sorta di call, invitando tutte le associazioni presenti in città e quelli che chiameremo gli stakeholders per creare dei focus group in cui discutere insieme delle attività del museo e l’allestimento. Nel caso del Sanna abbiamo invitato l’unione cechi della città, i sordi, l’associazione per le disabilità psichiche e relazionali, l’università, le case di riposo con programmi per malati di alzheimer, le associazioni di storia e rievocazioni, gli altri musei della città per ripartire dalle persone, operatori didattici.
Partendo dal Sanna, la DRM Sardegna ha quindi pensato di affrontare questo tema con questo triplice approccio, lavorando contemporaneamente sui seguenti binari:
-Fondi PNRR: realizzazione di interventi (per un totale di 2 milioni di Euro) che mirano a riqualificare e a migliorare l’accessibilità fisica (Porto Torres, Pinacoteca). Questi progetti, come detto, non valgono però molto se non sono inseriti all’interno di una più ampia visione e progettualità per il museo (come Pinacoteca). In questo caso i fondi per il PNRR sono stati
-Networking e lavoro con le comunità e le associazioni locali
-Formazione del personale. L’accoglienza dovrebbe essere il “biglietto da visita” che caratterizza e differenzia ogni singola realtà museale.