da Eleonora Proni, sindaca di Bagnacavallo
(da LuBeC 2021)
Bagnacavallo è un Comune di 16.000 abitanti in provincia di Ravenna e il progetto espositivo dedicato ad Albrecht Dürer, come i tanti altri progetti culturali che portiamo avanti, lo abbiamo realizzato e gestito tutto “in casa”. La collaborazione tra il settore della cultura e della comunicazione ha certamente aiutato nella gestione e promozione del progetto, in quanto tutte le azioni sono state coordinate sin dall’inizio in maniera corale e collegiale.
Abbiamo lavorato ad un progetto che aveva di per sé una grande forza, dato che stiamo parlando di un artista importante noto a tutti, ma il valore aggiunto è stato dato dal valore identitario del progetto, dalla connessione con la storia locale, dall’esempio di civismo che l’operazione culturale ha portato con sé, in quanto si è trattato di riportare a Bagnacavallo un’opera che la comunità bagnacavallese sentiva come “sua”. Dal punto di vista della comunicazione, abbiamo cercato di inserire tutto questo in un discorso più allargato possibile, cercando l’adesione delle persone sia all’interno che all’esterno della nostra comunità. Nel convegno di apertura del LuBeC 2021 si è parlato di risorse economiche e di sistemi finanziari, ma anche del valore delle persone nella pubblica amministrazione e, in modo particolare, di coloro che lavorano nelle politiche culturali; se una struttura piccola come la nostra fosse priva di quella passione, competenza e voglia di mettersi in gioco, di scommettere su cose diverse dal solito, non potrebbe mai andare avanti e farcela. La provincia si regge sulla rete, sul fatto che i livelli istituzionali più alti credano e sostengano i progetti, ma anche sul lavoro concreto e quotidiano delle persone che in questi Comuni e istituzioni ci lavorano.
Martina Elisa Piacente, operatrice museale del Museo Civico delle Cappuccine
Riportiamo la testimonianza del progetto espositivo dedicato ad Albrecht Dürer, articolato in due mostre, nella misura in cui questo caso studio può essere utile per capire le motivazioni per cui il progetto ha catturato l’attenzione di un mecenate ed ha avuto una grande risposta da parte del pubblico tale da portarci a conquistare l’ottava posizione nel concorso Art Bonus dell’anno. La prima mostra che abbiamo inaugurato, Albrecht Dürer. Il privilegio dell’inquietudine a cura di Patrizia Foglia e Diego Galizzi, è stata dedicata all’opera grafica di Dürer. L’esposizione non è stata pensata semplicemente per attirare l’attenzione del pubblico mediante un grande nome dell’arte, ma era inserita – e qui sta la sua forza – in un ben definito filone espositivo del Museo. Una delle missioni del Museo Civico delle Cappuccine è la valorizzazione dell’arte dell’incisione (possediamo un Gabinetto delle Stampe di grande valore, con oltre 13.000 opere tra stampe antiche e contemporanee). Tra le diverse operazioni effettuate per portare avanti questa missione, dal 2016 organizziamo mostre dedicate ai grandi Maestri della grafica d’arte: Chagall (2016), Goya (2017), Klinger (2018) e nel 2019 Dürer. La connessione della mostra con l’identità del museo e con il suo patrimonio culturale è stata sicuramente una caratteristica del progetto che ha catturato l’interesse e la stima dei visitatori, che nel corso degli anni si stanno avvicinando sempre di più al Museo. Ugualmente, il mecenate al quale abbiamo proposto il progetto, la ditta Mixer localizzata sul territorio comunale, si è subito entusiasmata e ci ha appoggiato e sostenuto con convinzione. A questo proposito, è importante sottolineare che non ci siamo limitati ad inserire il progetto sul portale Art Bonus, ma ci siamo subito attivati per capire a chi rivolgerci per trovare un possibile mecenate. Durante la mostra di grafica è stata inaugurata una seconda esposizione, Il ritorno di Dürer. La Madonna del Patrocinio a Bagnacavallo 50 anni dopo a cura di Diego Galizzi, che ha rappresentato la parte più interessante e importante del progetto. L’operazione del Museo Civico è stata quella di riportare a Bagnacavallo dopo 50 anni esatti una tavola di Dürer attualmente delle collezioni della Fondazione Magnani Rocca, ma prima conservata presso il Convento delle Suore Cappuccine di Bagnacavallo, ora sede del Museo Civico. Il dipinto in questione è la Madonna del Patrocinio, conosciuta anche come Madonna di Bagnacavallo, nome che esprime la forte connessione con la nostra città e il valore identitario dell’operazione. La storia della tavola è molto appassionante ed è stata approfonditamente studiata dal curatore della mostra: nel 1961 il dipinto conservato nel convento viene attribuito a Dürer, e naturalmente ne segue un clamore incredibile; le suore cercano di gestire la situazione per qualche anno finché non decidono per l’alienazione dell’opera vendendola al collezionista Luigi Magnani. Ciò che vi è di interessante nell’operazione che il Museo ha portato avanti è che l’opera era un oggetto di culto a Bagnacavallo, in primis per le suore ma anche per tutti i bagnacavallesi. Per questo motivo la vendita avvenne quasi di nascosto: ci sono articoli di giornale dell’epoca che testimoniano che neanche il sindaco della città fosse a conoscenza della vendita; i cittadini vissero quindi la vicenda come una sorta di furto. Portare la tavola a Bagnacavallo dopo 50 anni, nel luogo in cui è stata conservata per tanti anni, ha avuto quindi importanza dal punto di vista dell’identità culturale, storica e devozionale di Bagnacavallo. Riteniamo sia stato questo il motivo per cui è accorso tanto pubblico, tra cui anche persone che solitamente non fruiscono dei servizi del museo. È il forte valore emozionale alla base di questa storia che ha aggiunto ad un progetto, che era già di grande valore da un punto di vista storico-artistico, quel quid che ha appassionato tutti, dal mecenate al pubblico, fino ad arrivare alle suore stesse, che non si sono lasciate sfuggire l’occasione di tornare a Bagnacavallo (ora la comunità risiede a Brescia) a rivedere il vecchio convento e la loro immagine sacra. Le parole chiave del progetto sono le stesse che sono emerse nel convegno di apertura del LuBeC: identità, connessione con il territorio, partecipazione. Sono decisamente questi i caratteri del progetto che hanno portato al successo. La ditta che ha fatto da mecenate al progetto ha sede a Bagnacavallo ma con un mercato rivolto a livello internazionale; l’interesse non era quindi tanto quello di associare il proprio nome all’operazione per un tornaconto personale, ma è stato un puro atto di riconoscimento nei confronti del territorio che ha visto crescere ed ospita la ditta. Dopo il supporto fornito al progetto, il rapporto con il mecenate è continuato: lo abbiamo sempre aggiornato sugli sviluppi e sullo stato del progetto, e come forma di ringraziamento abbiamo organizzato un’anteprima alla mostra riservata ai dipendenti della ditta. Per il Museo Civico è diventato un punto di riferimento e un interlocutore, tanto che dopo questo progetto ne ha finanziato anche un altro, sempre connesso all’identità culturale di Bagnacavallo, in quanto ha aiutato il Comune ad acquistare un’opera di un pittore bagnacavallese, Edgardo Saporetti, oggi conservata ed esposta al Museo Civico.
Francesca Benini, capoufficio Comunicazione
Bagnacavallo è un Comune molto piccolo con poche risorse, soprattutto per quanto riguarda la comunicazione, sempre più risicata per i progetti che hanno una portata finanziaria limitata. Abbiamo quindi cercato di massimizzare le nostre risorse lavorando in squadra con il Museo. Ancora prima della pandemia abbiamo sempre investito sulla comunicazione digitale proprio perché non abbiamo disponibilità per portare avanti né grosse campagne promozionali, né la stampa o la produzione di importanti quantità di materiali da diffondere in maniera capillare. È quindi già da diversi anni che abbiamo attivato i nostri canali social e i siti del Comune e del Museo, che lavorano in sinergia ma con due linguaggi distinti: una comunicazione più istituzionale sul sito e sui social del comune, e una più empatica e scientifica sui canali del museo. Anche i bacini di pubblico sono diversi perché la comunicazione del museo va oltre ai confini locali, mentre normalmente i social di una pubblica amministrazione sono consultati più dai cittadini. In questo caso la parte locale è stata comunque predominante, e la comunicazione che ha fatto il museo è venuta in supporto per dare un riscontro sul territorio ma anche a livello nazionale. Non siamo a conoscenza della provenienza dei voti del Concorso Art Bonus, sarebbe interessante scoprirlo. Sicuramente il nome di Dürer ha influito, così come la collaborazione con la Fondazione Magnani Rocca, in quanto interlocutore autorevole; essenzialmente pensiamo tuttavia che il successo raggiunto sia dovuto proprio al lavoro portato avanti negli anni dal Museo, il cui valore sta venendo sempre più riconosciuto e che negli anni ha aumentato il proprio bacino di pubblico e fidelizzato i visitatori. Il mecenate Art Bonus è una ditta che aveva già lavorato con il Comune di Bagnacavallo nel restauro di un ponticello storico, un progetto quindi completamente diverso da quello della mostra; riconoscendo l’importanza del patrimonio e l’identità del territorio si è messo al servizio dell’amministrazione che propone, in questo sodalizio fruttuoso, progetti che possono essere sostenuti. Un altro progetto Art Bonus realizzato in passato verteva su un antico gioco del pallone a bracciale, sul quale è stata portata avanti una ricerca ed è stata realizzata una pubblicazione, e anche in questo caso abbiamo coinvolto una piccola ditta locale. Sono esperienze che effettivamente fanno capire la forza dello strumento e il meccanismo virtuoso che ne consegue, perché poi, anche fuori dall’Art Bonus si sono attivate altre generosità nei nostri confronti da parte delle imprese. Oltre a quelle di cui si è già parlato, ad esempio, abbiamo ricevuto un’importante opera in donazione da un altro privato, che ha deciso di fare un’iniziativa pubblica di omaggio al museo in memoria di una persona scomparsa. Quindi si può dire che abbiamo innescato nel nostro piccolo questo meccanismo di restituzione, di civismo, stabilendo un rapporto sempre più profondo fra istituzione culturale, pubblico e mondo imprenditoriale.