a cura della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari in collaborazione con il Dipartimento di Architettura, Costruzione e Design – ArCoD del Politecnico di Bari
Il progetto di ricerca “Le Cattedrali di Puglia” e la convenzione con la Soprintendenza Abap per la Città Metropolitana di Bari
di Simona Cicala, Funzionario restauratore e conservatore SABAP-BA, e Remo Pavone, Tutor di tesi ArCoD Politecnico di Bari
Il progetto di ricerca “Le Cattedrali di Puglia” nasce all’interno del corso di studi della Facoltà di Architettura – Dipartimento ArCoD del Politecnico di Bari, quale macro-area di studio che impegna i laureandi nel quinto e ultimo anno del percorso formativo, esortandoli a lavorare in gruppo e ad approfondire una via di ricerca ad essa legata.
Il lavoro che qui si espone è il frutto del laboratorio di tesi di laurea in Rilievo (relatori prof. Gabriele Rossi – correlatori prof. Domenico Pastore, prof. Carlo Moccia) che ha il suo focus sul rilievo della Cattedrale di Bitonto (XII sec. d.C.), storica sede vescovile diocesana della città e del territorio pugliese, e sulla sua evoluzione architettonica dal medioevo all’età contemporanea con l’obiettivo di elaborare un modello ricostruttivo tridimensionale delle differenti fasi evolutive, quale strumento di conoscenza dell’edificio di culto nella sua istanza storica ed estetica.
Partendo da una analisi sistematica e comparativa dell’assetto attuale delle Cattedrali e Concattedrali di Puglia, è stato possibile individuare una metodologia operativa che mira a costituire un nuovo indirizzo di ricerca sugli edifici religiosi del territorio, in continuità con le ricerche precedenti del dipartimento (tesi di dottorato Pastore D., Rilevare Architettura. Sperimentazione di lettura metrico-percettiva sulla Cattedrale di Bitonto – PoliBa, ciclo XXI) mediante l’uso di tecnologie digitali innovative di rilievo e analisi tecnica del monumento.
In questo contesto s’inserisce la collaborazione scientifica alla base della convenzione tra il dipartimento ArCoD del Politecnico di Bari e la Soprintendenza Abap per la Città Metropolitana di Bari, la cui fototeca conserva un corpus di circa 600.000 immagini del patrimonio archeologico, storico-artistico, monumentale e paesaggistico pugliese per un arco cronologico che va dalla fine del XIX sec. ai giorni nostri, costituendo di fatto uno dei più importanti archivi fotografici presenti sul territorio pugliese.
La documentazione fotografica ha costituito il trait d’union della collaborazione tra i due enti: gli studenti hanno avuto accesso a circa 400 immagini relative alle campagne fotografiche ministeriali sulla Cattedrale di Bitonto, supporto tecnico-scientifico alla ricerca, formazione sulle tecniche fotografiche maggiormente presenti nella fototeca, sull’inventariazione e sull’acquisizione digitale delle immagini.
La Soprintendenza ha ottenuto dagli studenti l’intero corpus immagini di ricerca digitalizzato ad alta definizione su scanner piano Epson Perfection V850 con standard Federal Digital Guidelines e i relativi file digitali inventariati su modello Sagid-ICCD contribuendo, al contempo, all’elaborazione di un modello di ricostruzione tridimensionale di grande interesse scientifico sia per l’attività di tutela della Soprintendenza che per la promozione dello studio e della ricerca sul territorio che la medesima incentiva.
L’immagine della Cattedrale di Bitonto nella storia tra disegno e fotografia
di Sofia Scaringella, Ezia Tesse, Tesiste ArCoD Politecnico di Bari
A partire dall’invenzione della fotografia (1839) e dalla sua rapida diffusione dal paese d’origine (Francia) su scala internazionale e in Italia, l’immagine fotografica entra nella storia della tutela dei beni culturali assurgendo a strumento di documentazione e testimonianza dell’identificazione stessa dei monumenti, del relativo stato di conservazione e della loro evoluzione nel tempo, affermandosi come mezzo essenziale di ricognizione da parte dello Stato.
Dalla ricerca effettuata nella fototeca della Soprintendenza sono emerse le principali campagne fotografiche delle varie fasi di realizzazione della Cattedrale di Bitonto, così distinguibili: anni ‘30, con gli interventi di ripristino dell’ing. Luigi Sylos all’interno del Transetto; anni ‘50, con i lavori di demolizione delle Cappelle a Nord da parte dell’arch. Francesco Schettini; anni ‘60, grazie alla quale è stato possibile individuare la corretta forma e collocazione degli elementi liturgici; anni ‘80, con il restauro delle coperture che erano state realizzate all’incirca un secolo prima da Ettore; anni ‘90, con gli scavi condotti dal funzionario arch. Emilia Pellegrino, i quali hanno portato alla luce la chiesa paleocristiana sottostante la Cattedrale.
Dal punto di vista tecnico, la maggioranza delle fotografie prese in esame sono stampe alla gelatina ai sali da argento su carta baritata e politenata (10×15 e 13×18 cm) a cui si aggiunge una selezione di alcune delle immagini più antiche della fototeca quali: stampe a contatto diretto al platino (30×40 cm) – dei fratelli Angelo e Nicola de Mattia (fine XIX sec.); stampe all’albumina (30×40 cm) di Romualdo Moscioni (fine XIX sec.); aristotipi al collodio cloruro d’argento (30×40 cm) della Ditta Fratelli Antonelli.
La documentazione fotografica analizzata in fototeca ha compreso anche: negativi su lastra di vetro alla gelatina al bromuro d’argento con i quali si è potuto accedere a contenuti inediti, come immagini mai stampate perché appartenenti ad altre angolazioni di ripresa del medesimo soggetto; lastre didattiche formato 8×8 cm di cui la fototeca conserva una serie di circa 300 unità costituita da riprese di celebri fotografi della prima metà del XX sec., come la Ditta Fratelli Alinari di Firenze.
Si sono potute distinguere quattro significative fasi evolutive: medievale, barocca, ripristini post-Unità d’Italia e configurazione attuale.
La chiave di volta della ricerca è stato il continuo confronto con le fonti bibliografiche e archivistiche conservate in biblioteche, archivi documentali e fotografici. Alcuni tra questi sono: la Società Napoletana di Storia Patria, l’Archivio Centrale dello Stato – per i disegni originali di Ettore Bernich e i disegni di rilievo del Genio Civile, le raccolte fotografiche online dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione e le raccolte fotografiche online del Brooklyn Museum, per menzionarne alcuni.
L’esperienza del rilievo digitale come mezzo per la conoscenza
di Silvia Cafarchia, Davide Sanzio, Tesista ArCoD Politecnico di Bari
All’interno della ricerca, la fotografia digitale e la fotografia d’archivio hanno avuto un ruolo parimenti importante e complementare. La fotografia digitale ha costituito il mezzo e il supporto primario per una dettagliata campagna di rilievo il cui risultato è confluito nella produzione di numerosi disegni tecnici, significativi per la conoscenza della Cattedrale di Bitonto allo stato di fatto. L’attenta analisi di ogni dettaglio della documentazione fotografica d’archivio, invece, ha permesso di intuire come la struttura sia potuta cambiare nel corso del tempo e di creare un’immagine della Cattedrale così com’era e non è più visibile al giorno d’oggi.
La campagna di rilievo ha puntato sull’uso di tecnologie digitali innovative quali: Laser Scanner FARO FOCUS M 70, Drone GPS con telecamera professionale e reflex digitali. L’impiego del Laser Scanner ha permesso di fare un salto innovativo rispetto alle precedenti campagne di rilievo della Cattedrale, nelle quali si è utilizzato la Stazione Totale. Se quest’ultima permetteva di ottenere un modello per punti discreti, il Laser Scanner ha prodotto un modello costituito da superfici, fondamentale per restituire nel dettaglio la componente architettonica. Per la componente scultorea, invece, si è deciso di implementare le risorse con la fotogrammetria, in quanto il solo utilizzo del Laser Scanner non sarebbe stato sufficiente poiché la nuvola di punti, molto precisa da un punto di vista metrico, non consentiva un una grande precisione nel ridisegno al dettaglio. L’obiettivo è stato quello di creare una immagine che si avvicinasse quanto più possibile alla realtà.
Dunque, grazie al drone aereo e alle macchine fotografiche reflex digitali, sono state scattate una serie di immagini consequenziali. Queste sono state poi inserite ed elaborate all’interno del database Agisoft Metashape – software stand-alone. Si è così ottenuta una nuvola di punti: il sistema infatti, una volta identificate le posizioni, scompone le immagini in milioni di punti e propone degli allineamenti legati al colore dei pixel. Il programma di elaborazione, crea progressivamente una nuvola densa, una mesh e un modello 3D a cui viene applicata la texture delle immagini fotografiche acquisite.
Dal modello texturizzato si possono individuare maggiori dettagli senza perdere la plasticità e la ricchezza decorativa dell’edificio romanico.
Una volta registrati i dati ed esportate le immagini utili alla realizzazione dei disegni si è proceduto nella restituzione grafica di prospetti, sezioni, planimetrie e dei dettagli più significativi (rosone, portali, capitelli, etc… ) con una scala di rappresentazione che va dall’1:100 fino all’1:10. Infine, attraverso il software AutoCAD, il disegno è stato calibrato per dare la giusta profondità all’oggetto, prestando una meticolosa e massima attenzione alla calibrazione degli spessori delle linee.
Le ricostruzioni storiche della Cattedrale di Bitonto
di Francesco Lattanzio, Gianmarco Laterza, Tesista ArCoD Politecnico di Bari
Lo studio di ricostruzione tridimensionale di ciascuna delle facies (medievale, barocca e ripristini post-Unità d’Italia, stato attuale) che hanno caratterizzato la Cattedrale di Bitonto nel tempo ha permesso di comprendere e confrontare ognuna di esse dal punto di vista della spazialità interna e della luce.
La ricostruzione della facies medievale è stata la più complessa, data la scarsità di documentazione fotografica e di fonti bibliografiche. La configurazione è stata possibile grazie alla comparazione con altri edifici coevi in Terra di Bari che hanno subìto minori trasformazioni e a una visita pastorale del 1600 che descrive l’apparato scultoreo e architettonico della Cattedrale prima degli interventi barocchi. Vengono ricreati l’esaforato a nord, l’iconostasi nella navata e i ballatoi nel transetto per analogia con la Basilica di San Nicola di Bari. Le navate laterali, invece, vengono riconfigurate a tutta altezza (falsi matronei) prendendo a modello le Cattedrali di Bari e di Barletta. Tale intuizione scaturiva da alcuni segni e alcuni affreschi ritrovati sulle pareti laterali di Bitonto.
La ricostruzione della fase barocca è stata basata sulla documentazione fotografica dei fotografi Goodyear, Enlart, Moscioni e F.lli Alinari. È stato così possibile comprendere la spazialità, l’illuminazione, e il corretto posizionamento degli elementi interni. Nella navata centrale viene realizzata una volta incannucciata riccamente stuccata, che nasconde le capriate lignee. Analogamente, nel transetto viene costruita una finta cupola. Nelle navate laterali scompare il concetto di falso matroneo, poiché vengono introdotte delle volte a vela ellittiche. Inoltre, in ogni campata viene addossata una cappella e, di conseguenza, i tamponamenti delle arcate vengono allineati a filo esterno. L’illuminazione interna appare completamente differente: la rimozione della falda di copertura delle navate laterali permette alla luce di permeare direttamente nella navata centrale.
La fase dei ripristini, il cui avvento coincide con l’Unità d’Italia, è caratterizzata da una volontà generale di “sbarocchizzare” tutti gli edifici per lasciare posto alla presunta facies medievale. E’ possibile distinguerla in tre micro-fasi: la prima è attribuibile a Ettore Bernich – che opera dal 1893 al 1902 – rimuovendo la volta a botte nella navata centrale e iniziando la rimozione degli stucchi delle volte nelle navatelle; la seconda in cui interviene Luigi Sylos completando lo “sbarocchimento” nel transetto con due modifiche sostanziali, ovvero riportando tutte le arcate al filo interno sul lato sud e rimuovendo le cappelle; la terza ad opera di Francesco Schettini che completa l’intervento dei due predecessori sul lato nord, modificando sostanzialmente anche il campanile e rimuovendo il palazzo vescovile addossato al lato nord e al lato est. L’edificio si presenta libero su tutti e quattro i lati e così appare nella sua configurazione attuale.
Considerazioni finali
di Simona Cicala, Funzionario restauratore e conservatore SABAP-BA
Si riportano alcune considerazioni finali, in nome del Soprintendente arch. Giovanna Cacudi e in qualità di funzionario responsabile della Fototeca della Soprintendenza Abap per la città metropolitana di Bari.
Il lavoro qui esposto risponde a una politica della Soprintendenza, che è quella di attivare i cosiddetti servizi educativi, promuovendo lo studio e la ricerca attraverso la collaborazione scientifica con università e istituti culturali. Il Politecnico di Bari è uno degli enti più rappresentativi del territorio pugliese in merito agli studi in architettura. Per la Soprintendenza è stato dunque importante promuovere questo studio, oggi realtà digitale tridimensionale, forse una delle poche sorrette da un’analisi così fedele sia dal punto di vista grafico, che di ricerca archivistico – documentale. La maggior parte delle fotografie presenti in Fototeca che hanno contribuito a comporre questo rilievo è quotidianamente chiusa dentro cassettiere metalliche idonee alla conservazione. Se queste cassettiere non vengono aperte e consultate, la memoria storica dei nostri luoghi, dei nostri beni culturali, rimane lì, rimane chiusa. La convenzione tra Soprintendenza e il dipartimento ArCoD del Politecnico di Bari ha costituito dunque una grande occasione di conoscenza reciproca. I tesisti, oggi dottori in architettura, avviati alla ricerca nell’archivio fotografico dal personale tecnico della Soprintendenza, hanno saputo restituire molto in termini scientifici e di conoscenza del territorio. Il risultato è un modello tridimensionale digitale innovativo che si auspica possa essere utilizzato per la fruizione digitale della Cattedrale di Bitonto all’interno del Museo Diocesano, quale polo di valorizzazione ad essa afferente.