di Martin Romeo, artista visuale
Sono Martin Romeo, un artista transmediale, e la mia ricerca si sviluppa nel campo delle discipline umanistiche, artistiche e multimediali. Le tecniche che impiego negli ultimi anni si esprimono attraverso un linguaggio legato alla creazione generativa e alla collaborazione virtuale.
Nuvola Antropica è un’installazione che nasce dalla produzione umana, artificiale e sintetica, realizzata attraverso la lettura in tempo reale del passaggio aereo. Il traffico e il flusso metallico vengono rilevati e monitorati, visualizzando le tracce nei cieli. Questi fenomeni, apparentemente distanti e remoti, vengono ricreati con l’ausilio dell’intelligenza artificiale per fare chiarezza sui temi dell’ecosistema e della sostenibilità. L’obiettivo è rendere le informazioni e la comunicazione più comprensibili, riportandole a una “dimensione umana” capace di essere esperita e compresa. Ogni qualvolta un veicolo sorvola l’installazione, Nuvola Antropica ricrea quell’azione attraverso una doppia prospettiva: una scultura e un video. Entrambi connessi e complementari, permettono di contemplare e narrare un evento che sfugge al nostro controllo ma è parte di un sistema più ampio.
Come direbbe Cathy Hackl, “Viviamo in tempi interessanti”.
Il lavoro Atmosphere dialoga con le emissioni di anidride carbonica rilasciate da diverse aziende attraverso la loro produzione interna. Questi dati vengono plasmati e restituiti mediante un racconto che umanizza il codice, animandolo sia in versione digitale che fisica. L’intelligenza artificiale viene convocata per archiviare questa architettura dell’informazione e per contestualizzare ed estetizzare una sua possibile fruizione. La componente fisica dell’opera rispecchia, attraverso un movimento di luce al neon a gas, la quantità di emissioni di CO2, mentre la parte digitale ne manifesta la situazione in atto attraverso delle variazioni di interpretazione di forma.
La performance Humanverse indaga le dinamiche legate alla nostra presenza online e all’uso delle piattaforme creative, mettendo in luce le complessità legate alla sua continuità, alle azioni da compiere, agli incontri virtuali e al disorientamento provocato da una tecnologia non ancora pienamente assimilata, percepita come decentralizzata rispetto a una concezione tradizionale del sé. L’ambiente immersivo dell’opera, rappresentato dal metaverso, è modellato da un’intelligenza artificiale che combina immagini, video, audio e una drammaturgia strutturata per supportare l’espansione e l’estensione umana in un viaggio onirico di apprendimento e costruzione di un pensiero digitale. A guidare l’esperienza è una figura ibrida—un’entità a metà tra NPC, avatar, chatbot e attore—che accompagna un gruppo di cinque spettatori attraverso il percorso, invitandoli a riflettere sulla realtà e sulle molteplici dimensioni della percezione.
La mia pratica mi porta a indagare la tecnologia in rapporto all’uomo e alla natura, nell’intento di cogliere un altro futuro possibile, visione e punto di ascolto, permettendomi di compenetrare gli ambienti di interesse.