La cultura come generatore di nodi di ricchezza
Il tema è la cultura come generatore di nodi di ricchezza. Ricchezza intesa nel senso più ampio del termine, quindi non esclusivamente economica. Diciamo che questo è uno dei concetti centrali e, se si vuol parlare di patrimonio, di fruizione della produzione culturale e della creazione di circuiti virtuosi sociali ed economici che riguardano i beni sia materiali che immateriali, ci sta ovviamente anche particolarmente a cuore la possibilità di fare in modo che si costituisca cooperazione e condivisione di strategie e programmazioni tra i differenti soggetti operanti in questo settore.
Nel contesto sociale culturale ed economico di oggi questa non è più una scelta possibile, ma è una strada obbligata. Anche per questo ringrazio di nuovo il Presidente Guzzetti, per essere qui in qualità di Presidente Acri, l’associazione attraverso la quale si è costantemente impegnato nel creare i presupposti e nel definire gli strumenti più adeguati, affinché si costituissero a tutti i livelli forme di collaborazione sempre più intense ed efficaci. Sempre con il fine di creare una rete di supporto in grado di rispondere alle grandi emergenze, ma soprattutto di programmare e lavorare, accettando in prima battuta i bisogni del territorio. Proprio su questo tema Fondazione Cariplo da anni ha puntato su una modalità di approccio al sostegno territoriale che condivido pienamente, affiancando i bandi classici di erogazione a piani programmatici su specifici temi condivisi con le istituzioni e con il sistema per i privati. Un indirizzo sicuramente d’avanguardia, che anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca sta adottando con risultati, mi pare di poter dire tutto sommato soddisfacenti, soprattutto individuando in tre punti fondamentali i benefici della programmazione: l’instaurazione di un confronto sereno e franco, ma attivo e propositivo, con gli enti verso i quali ci poniamo in modo sussidiario; l’impiego delle risorse in maniera ergonomica e non dispersiva; forme di progettazione mirate alla possibilità di dare risposte concrete a domande reali. Tutto questo deriva da una fase propedeutica irrinunciabile: quella dell’ascolto.
Portare all’interno delle fondazioni le istanze del territorio
Ecco un altro tema appunto: l’ascolto. A questo proposito voglio richiamare appunto l’intervento che il Presidente Guzzetti ha fatto al convegno di Parma. L’ultimo dei convegni Acri, che si tengono ogni tre anni e che nel 2015, se ricordate, si tenne qui a Lucca, nella chiesa di San Francesco. Dicevo, ricordo un passo intero del suo intervento nel quale ha giustamente riconosciuto alle Fondazioni il ruolo di elementi catalizzatori non solo di risorse, ma anche, e direi soprattutto, delle esigenze del territorio. Proprio in quel contesto sottolineò l’importanza dell’organo di indirizzo delle Fondazioni quale: “strumento formidabile” – riportando le sue stesse parole – “per portare all’interno delle fondazioni stesse le istanze del territorio”. Visto che la composizione dell’organo di indirizzo è effettuata sulla base di designazioni che privilegiano, e io qui mi permetto anche di precisare “che dovrebbero privilegiare”, la competenza la professionalità e la territorialità. Si tratta ad ogni modo di una visione che faccio totalmente mia e che deve indirizzare la governance delle Fondazioni verso forme sempre più aperte e inclusive di programmazione del futuro. Un altro tema futuro è appunto rappresentato dalla progettazione di ciò che abbiamo avvertito come bisogno collettivo proprio attraverso il processo di ascolto. Come dicevo prima in questi termini, è fondamentale domandarsi quali siano le prospettive e i risultati concreti delle azioni che poniamo in essere sotto differenti profili di utilità sociale, dello sviluppo e della crescita socio economica di un territorio e della possibilità di fruizione di un servizio o di un bene culturale.
Iniziative volte a creare sistema
In sintesi stiamo parlando della creazione di tutti quegli elementi articolati e variabili che compongono il cosiddetto capitale sociale delle comunità, argomento appunto principale dei lavori di oggi in questa sessione di Lucca. La valutazione seria, metodologica e continua dell’impatto dei nostri interventi sul territorio si pone come strumento indispensabile. È fondamentale comprendere la portata e l’efficacia di ogni iniziativa anche nella prospettiva di dare vita a realtà in grado di camminare, e perché no, anche di correre, con le proprie gambe. E ritrovo questo spirito e in molte iniziative che Fondazione Cariplo ha intrapreso negli ultimi anni: programmi intersettoriali che si presentano come strutturali e pianificati per stabilizzare servizi, iniziative e manifestazioni in grado di radicarsi e crescere in qualità ed efficienza. Non si tratta certo di limitarsi a distribuire sul territorio i famosi interventi a pioggia che il più delle volte sono calati dall’alto e pensati con efficacia nel breve, talvolta brevissimo, periodo. Anche se, ripeto, la pioggia fa comunque crescere l’erba, penso piuttosto a dar vita a progetti dedicati a riattivare, appunto secondo un modello di sviluppo locale sostenibile, le cosiddette aree interne, aumentandone l’attrattività; o ancora alla Cariplo social innovation dove la finanza sociale vuole supportare un ecosistema di imprenditoria fortemente orientato all’innovazione applicata ai campi del welfare della cultura e dell’ambiente. Si tratta di iniziative volte a creare sistema, futuro e prospettiva, secondo un’idea che anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca nel suo piccolo ha sposato con convinzione, investendo sempre di più in attività in grado di generare “valore dai valori”, come usiamo dire noi, per innescare processi di promozione del territorio e mettere a sistema realtà del welfare, del sociale e dell’impresa culturale.
Recuperare un patrimonio composito
Faccio un esempio su tutti: la campagna di restauro delle Mura. Sto parlando del nostro intervento più importante, ma se ne potrebbero citare molti altri, sicuramente più piccoli per dimensione, ma altrettanto significativi per i territori di ricaduta. La campagna di restauro delle Mura non ha permesso solamente di salvare un monumento dal suo naturale degrado, quanto appunto di recuperare un patrimonio composito, fatto di cultura, storia e identità, riconosciuto da un’intera comunità, per cercare poi di proiettarlo nel futuro. La sfida è riuscire a compiere bene, a priori, valutazioni che riguardano la vita futura dei beni culturali delle associazioni che vi operano e dei progetti che la potranno migliorare in una prospettiva di fruizione uso funzionale. Serviranno probabilmente più strumenti, ma anche e soprattutto la collaborazione tra tutti i soggetti interessati. A conclusione di questo intervento, mi permetto ancora una volta di più di riferirmi a quanto detto dal Presidente Guzzetti a Parma, dove concludeva con uno sguardo sul domani, fornendo alcuni orientamenti indispensabili, tra cui mi piace ricordare la necessità di intensificare le forme di collaborazione, l’invito a proseguire verso la strada dell’innovazione sul sociale e, infine, l’augurio di non perdere mai di vista la missione che ci anima. La missione è assolutamente chiara di fronte a quello che facciamo noi ogni giorno. L’importante è pianificare, sperando di poter essere considerati molto utili, ma, mi permetto di dire, non indispensabili come purtroppo spesso ci riveliamo.
Discorso di Marcello Bertocchini (Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca) in occasione del Riconoscimento LuBeC 2018
Nel LuBeC Journal sarà pubblicata la Lectio Magistralis di Giuseppe Guzzetti Ex-Presidente di Acri e Fondazione Cariplo.