di Andrea Bruciati, Direttore Villa Adriana e Villa d’Este
(da LuBeC 2020)
Buonasera e grazie dell’invito. Tivoli è un contesto piuttosto emblematico perché è troppo vicina e troppo lontana da Roma. La città è l’unica in Italia con due siti UNESCO. Detto questo la politica avverte comunque Tivoli come periferia di Roma e non come la sua Versailles. Noi siamo fra i primi dieci attrattori in Italia, però per arrivare a Tivoli devi essere estremamente motivato, perché mancano le infrastrutture e i servizi.
Detto questo cerchiamo di emanciparci dalla questione romana: le Villae sono strutture olistiche ed estroverse rispetto al territorio. Dal mio arrivo ho mutuato il turismo come accoglienza così da intendere chi accedeva ai siti non come turista ma visitatore, ossia ospite che non consuma il bene, ma lo vive e ne fa parte. La sfida sta nel cambiare la mentalità di chi si reca in questi luoghi e il discorso su sostenibilità e benessere è fondamentale: noi nasciamo come luoghi di piacere, improntati all’emozione, chi entra nelle Villae entra in una realtà aumentata, diversa dalla quotidianità.
Come cercate di tracciare il visitatore, fare l’identikit sul visitatore?
Diciamo che fino ad ora era un non problema perché nel momento in cui si hanno 750.000 visitatori annui, la questione è più di gestione che di identità. Dal 2019 e ancora di più con la pandemia, abbiamo cominciato a lavorare sui visitatori, sulla motivazione e sulla costruzione di un’esperienza. Riconoscere e implementare le buone pratiche dell’accessibilità del patrimonio culturale non significa semplicemente promuoverlo verso un pubblico più ampio, bensì agire in direzione di una partecipazione informata, dove riveste un ruolo fondamentale la costruzione di un’esperienza di qualità, che aiuti i cittadini a prendere coscienza dei valori intrinseci della nostra storia e tradizione. Ciò richiede una conoscenza profonda dei bisogni e delle aspettative culturali e una forte attenzione al rapporto con il contesto. L’istituzione museale non è più solo contenitore del patrimonio materiale, ma luogo da cui far partire processi culturali e di sensibilizzazione territoriale per il coinvolgimento attivo dell’ospite, al fine di trasmettere insieme alla cultura, anche emozione e condivisione: siti unici, pieni di bellezza, frutto di una profonda armonia tra uomo e natura, volti anche al benessere psicofisico, assumono oggi, che siamo chiamati a riscoprire i valori del tempo e della prossimità, una notevole connotazione etica e simbolica.
Come si inserisce il digitale nell’operazione che ci ha raccontato?
Cogliere le opportunità del digitale in luoghi della cultura significa offrire esperienze di maggiore qualità e valore che siano capaci di rispondere al diritto di fruire della cultura e di generare nuova domanda. Nella nostra esperienza, cito la messa on line del nuovo sito web multilingua (al momento italiano-inglese-cinese-arabo e russo) con grafica coordinata e brand design con uno stile modernista, classico e contemporaneo assieme. Il nuovo sito, oltre a contenere informazioni utili per la programmazione della visita, viene implementato degli studi, progetti e ricerche sostenute dall’Istituto avvalendosi anche della collaborazione di partner istituzionali. I software per videoconferenze hanno reso inoltre possibile l’organizzazione di riunioni/incontri di presentazione in trasparenza delle attività dell’Istituto che hanno avuto un buon seguito. Infine, abbiamo continuato a lavorare sui nostri social per un dialogo più serrato con il pubblico. Occorre di certo un continuo e più mirato investimento nel digitale, ma come potenziamento dell’esperienza di fruizione e non come surrogato.