“Trasformare le persone in musei”, i Direttori dei Musei a confronto

Fabio Viola: “Il segmento di età 15-24 sembra essere quello, dati Istat alla mano, a maggiore rarefazione nei musei italiani. Parliamo di un pubblico cresciuto o addirittura nato con internet e che presenta profondi distacchi nei comportamenti ed aspettative rispetto alle generazioni dei loro padri e nonni. 
Qual è il vostro approccio di narrazione verso questo complesso, e imprescindibile per il futuro, segmento di pubblico? Come state o pensate di personalizzare il racconto per loro?”

Fig. 1- Installazione nella mostra di design di Fornasetti Palazzo Altemps, Roma, crediti: ceramicabardelli.com

Valentino Nizzo: “Il discorso generazionale è un grande problema. La rivoluzione può essere soltanto in una prospettiva di politica culturale più ampia, che coinvolga non soltanto le istituzioni preposte alla cultura, ma tutto il Miur – dagli istituti scolastici primari fino alle università. La speranza è nelle fasce più giovani, che possono ricevere un imprinting positivo nel museo attraverso forme di coinvolgimento tradizionali, come il gioco in questo caso. Il non-pubblico di giovani è presente ovunque, potenzialmente anche in questa sala. In fondo, nelle ultime file, si assiste distrattamente ad un dibattito di cui non ci si sente parte. Mentre dico queste parole, ho sentito un leggero abbassamento del volume di coloro che stanno parlando in fondo, che si sentono inevitabilmente coinvolti, perché ho creato una di quelle tipiche interazioni che si svolgono in classe. Voglio parlare alle ultime file, a quei ragazzi che oggi sono stati portati qui tramite le loro scuole e sono stati coinvolti in un dibattito importante per il loro futuro. Nella mia prospettiva di direttore relativamente giovane, i musei non sono costituiti soltanto dal contenitore architettonico e  dagli oggetti contenuti in quei luoghi, che abbiamo l’obbligo e il piacere di trasmettere alle generazioni future. I musei sono nella testa delle persone, che possono non considerarli parte del proprio patrimonio, anche solo perché non li conoscono o non li ritengono meritevoli di essere tali. Allora la sfida è trasformare le persone stesse in musei, invertendo il processo. Ma questo va fatto con rapidità, perché troppo tempo abbiamo perso rispetto al passato. Il gaming è sicuramente una strada. Io stesso mi sono fatto promotore di un gioco, a cui ho collaborato per la sua realizzazione scientifica.

Fig. 2 – “Mi Rasna – Io sono Etrusco”, Frame, app, crediti: egameapps.com

Si chiama “Mi Rasna, io sono etrusco”. Tuttavia, c’è un problema di fondo, se non sapete chi sono gli etruschi, non avrete il piacere di giocare con loro. Se nel vostro processo di formazione non li ritenete una popolazione affascinante o non li sentite parte della vostra identità, allora viene meno anche la spinta che può provenire dal gioco. Ma questa strada va sperimentata, serve che i protocolli siglati negli ultimi anni diventino una strada effettiva – intendo i protocolli tra il Miur e il MiBAC – che, da rivoluzionario, vorrei tornare a vedere uniti come erano prima dell’istituzione del MiBAC, perché le due cose non possono essere scisse. Stiamo lavorando da anni per modificare l’accezione comune della parola museo, da sempre ritenuta nel nostro Paese termine di paragone negativo. Stiamo lavorando con impegno, da eroi, ma siamo giunti in ritardo. Dobbiamo recuperare terreno e abbiamo bisogno di una alleanza profonda con le scuole, dove ciò che nei musei è conservato viene per la prima volta raccontato. L’effetto lo si vede semplicemente cimentandoci, noi direttori in primis, nel racconto delle nostre collezioni davanti a bambini, adulti e famiglie. Solo così potremo passare a utilizzare verso il digitale in modo corretto. Se non incrociamo lo sguardo con i nostri interlocutori perderemo l’aggancio con la realtà, pur cercando di ricostruire il mondo migliore possibile”.

Paolo Giulierini: “Prima o parallelamente alla costruzione di contenuti all’interno del museo, il problema è prendere il pubblico. Soprattutto a Napoli la situazione è complessa, volevo accennare in maniera rapida ad un progetto che stiamo facendo a Forcella, che consiste nel prendere i bambini di questo difficile quartiere di Napoli e costruire con loro la storia del borgo, facendo conoscere la storia del museo e realizzando con loro una serie di murales che si snoderanno dalla stazione di Napoli, attraverso Forcella, fino al museo. 16 capisaldi, riferiti a 16 opere del museo, permetteranno di collegare fisicamente, attraverso questo quartiere, il museo con Forcella e la stazione. Per fare questo sono stati necessari otto-nove mesi di laboratori didattici, ma anche di passaggi vis à vis, nei quali facevamo capire che se parlavano stretto napoletano, andava bene perché il napoletano è una lingua dell’identità. Stiamo completando questo progetto e realizzando anche una guida del museo e di queste 16 opere in napoletano, per restituire dignità a quella che nel ‘700 era una lingua diplomatica”.

Daniela Porro: “La prima volta che ho partecipato a LuBeC è stato nel 2007. Nell’ambito della terza edizione organizzai una Mostra “Vissi d’arte, Giacomo Puccini nelle raccolte digitali”, che era la presentazione della digitalizzazione delle collezioni pucciniane Bonturi-Razzi, appena acquistate dal Ministero.

Fig 4- “Citazioni Pratiche. Fornasetti a Palazzo Altemps”, Poster, Roma, crediti: mediterraneoantico.it

Un po’ di innovazione c’è, dunque, nel mio passato di funzionario proveniente dalla direzione generale delle biblioteche. Già negli anni ‘80, attraverso il servizio bibliotecario nazionale, le nuove tecnologie sono entrate in maniera prepotente e hanno portato a risultati straordinari, come il Catalogo Nazionale delle biblioteche”. Anche il Museo Nazionale romano ha un pubblico, che non è quello dei giovani. Questo tipo di pubblico arriva, infatti, nelle quattro sedi del Museo Nazionale romano, che raccoglie le antichità di Roma, ed è normalmente presente in visita scolastica o in visita familiare. È per questo che il museo ha sviluppato l’attività del servizio educativo. Diversi progetti sono stati realizzati per le scuole, affinché la visita al museo non rimanga una evento isolato e fine a se stesso, per poter aprire le porte dei nostri istituti a questi giovani, con un approccio di visita più consapevole. Ai ragazzi delle scuole, e in particolare dei licei, sono state proposte esperienze di laboratorio che mirano a fornire strumenti di comprensione approfonditi per la decodifica dei nostri materiali e comprendere in generale cosa sono i musei per il nostro Paese. Noi gestiamo, conserviamo e valorizziamo un patrimonio straordinario che appartiene a tutti.

Fig. 5 – “Citazioni Pratiche. Fornasetti a Palazzo Altemps, Installazione, Roma, crediti: www.lamletico.it

Il primo approccio è far comprendere il senso di appartenenza di questi beni. Beni che devono essere rispettati, conosciuti e di cui dobbiamo essere orgogliosi. Abbiamo coinvolto i giovani nell’elaborazione di progetti educativi dedicati ai più piccoli, dunque è necessario rendere gli adolescenti da soggetti passivi a soggetti attivi nella gestione della fruizione e valorizzazione del museo. L’alternanza scuola lavoro da questo punto di vista è stata molto utile. I giovani sono stati coinvolti nella redazione di testi in formato braille per visitatori non vedenti, mettendo in luce la loro partecipazione attiva rispetto ai principali obiettivi dei nostri istituti, tra cui la piena accessibilità. Anche noi abbiamo dei progetti che prevedono una maggiore apertura del museo, un museo che va in contesti difficili. I giovani sono monitorati e, in alcune classi, vengono somministrati in forma anonima dei questionari per sapere qual è la loro percezione di questa esperienza. È anche utile, al di là dei prodotti digitali, dare ai nostri ragazzi la possibilità di manipolare fisicamente reperti e materiali. Nell’attività di valorizzazione, riserviamo nel nostro museo particolare attenzione a queste fasce di pubblico, uno dei nostri obiettivi è aprire il più possibile le nostre sedi. Abbiamo cominciato lavorando sulla contaminazione fra antico e contemporaneo. Un’esperienza positiva è stata la mostra dedicata a Fornasetti – un grande artista e designer del ‘900 –  che abbiamo ospitato a Palazzo Altemps. Le 8.000 creazioni da lui realizzate, si ispirano all’antico e sono state messe in dialogo con tutte le sale del museo.

Fig. 6 – Alfredo Pirri, “Passi”, Palazzo Altemps, 2011

Questa iniziativa ha attratto un grande numero di giovani e il loro gradimento è stato virale soprattutto sui social. Abbiamo continuato con le installazioni di Alfredo Pirri, sempre a Palazzo Altemps, anche qui con un forte segnale da parte del pubblico. Non è l’antico a far comprendere il contemporaneo, ma è il contemporaneo ad aprire le porte a tutti. Vorrei ricordare anche, che stiamo lavorando tanto per far conoscere sempre più  una delle sedi più belle del museo: le Terme di Diocleziano, purtroppo ancora poco frequentate dai cittadini e dai giovani. In questo luogo straordinario, abbiamo realizzato  una rassegna curata da un giovane talentuoso, Cristiano Leone, dal titolo: “Rassegna di musica, danza e arte alle Terme di Diocleziano”, ogni sera ospitiamo eventi e performer. In ultimo, abbiamo organizzato una grande mostra dedicata al Primitivismo, che ha portato gli artisti di fine ‘800 e inizi ‘900, padri delle avanguardie, in dialogo con i primitivi, cioè con le culture non occidentali. Mi sembra che questa linea sia da perseguire e rappresenta il punto di svolta nella nostra attività di valorizzazione.

 

LuBeC 2018 – INNOVAZIONE E MUSEI: I DIRETTORI A CONFRONTO
Una serie di talk sul contributo determinante che i musei possono dare al raggiungimento della sostenibilità sociale, attraverso soluzioni e strumenti innovativi tra cultura ed educazione in collaborazione con la Direzione Generale Musei – MiBAC. Valentino Nizzo, Direttore Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Paolo Giulierini, Direttore Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Daniela Porro, Direttore Museo Nazionale Romano rispondono alle domande di Fabio Viola all’interno del panel Narrare, comunicare, percepire.