Intervento di Dario Danti, Assessore alle Culture del Comune di Volterra, nell’ambito di LuBeC 2020.
Ri-generazione significa ri-nascita. È la condizione necessaria per guardare con fiducia il futuro, non solo della nostra città, ma di tutto il pianeta. Dentro il termine ri-generazione c’è tutta la storia recente di Volterra. C’è la storia del suo ospedale psichiatrico, il secondo più grande d’Italia di tutto il Novecento, il primo ad essere concepito come luogo di condivisione e non di segregazione della malattia mentale. C’è la storia del suo carcere, il primo che ha saputo generare al suo interno un teatro con un’esperienza trentennale.
Luoghi che, istintivamente, ci fanno pensare al rifiuto dell’umanità e che, in realtà, la mettono sotto i nostri occhi in tutta la sua piena evidenza. Perché questi luoghi sono davvero i grandi luoghi del contemporaneo. Ospedali e carceri sono i luoghi della cura, non della morte del sé e della società: è proprio questa la sfida della nostra candidatura, ancora più importante e significativa dopo quanto è accaduto in tutto il pianeta con l’attuale pandemia. La cura come punto di forza maturato in una storia di oltre cento anni: il prendersi cura del prossimo con professionalità e amore, il recupero del disagio fisico e mentale e il reinserimento nella convivenza civile, la lunga tradizione nel campo terapeutico e riabilitativo. Ma la ri-generazione umana è anche e soprattutto una metafora: si tratta di una cura collettiva orientata al bene delle comunità, una metafora che ci racconta come, attraverso la cultura, sia possibile cambiare in positivo i luoghi, anche quelli più marginali e disagiati. Fin dall’inizio di un percorso, allo stesso tempo importante ed entusiasmante, la candidatura è stata un potente impulso per accompagnarci in una fase nuova della nostra storia, in cui Volterra diventa “centro geografico” di un grande borgo diffuso. È il solo modo per trattenere le menti migliori e attrarre le più curiose: sperimentare con coraggio creando nuova fiducia. Non in nome di un positivismo di basso profilo, ma di un nuovo legame tra umanesimo e tecnologia. Volterra è un esempio nel mondo di laboratorio sociale e di progettazione culturale e si pone come punto di riferimento per la rinascita dei comuni delle aree interne. Volterra, “punto estremo” a cavallo di quattro province, torna a ri-vivere come baricentro di una grande area aperta alle sfide del contemporaneo, mettendo in gioco patrimonio e identità, tradizione e innovazione, mobilità e sostenibilità.
Il percorso progettuale svolto, infatti, costituisce il valore aggiunto del progetto stesso perché questa sfida ci lascerà la più preziosa delle eredità: trasformarci in donne e uomini migliori al servizio di una comunità che intende evolvere nel tempo ri-generandosi. Con queste premesse, come riuscire a realizzare cultura in una città? Valorizzando, sostenendo e promuovendo le unicità del territorio; facendo investimenti pubblici e attraendo Fondi europei e regionali; innovando nella promozione e ricercando mercati turistici nuovi; mettendo al centro il lavoro e ampliando la rete museale. In questo senso, solo per fare un esempio, il Comune di Volterra ha preso in carico, dalla ASL Toscana Nord-Ovest, l’archivio/museo “Lombroso” e i percorsi nei padiglioni dell’ex-ospedale psichiatrico di Poggio alle Croci, inserendoli a pieno titolo nel proprio sistema museale civico. Si tratta di un concreto e fondamentale passaggio in linea con la nostra idea di apertura e ri-generazione di luoghi e persone per dare materiale e immaginario alla nostra visione di cultura. E non è che l’inizio.